sabato 15 novembre 2014
giovedì 13 novembre 2014
Beppe Grillo è in grado di fare comunicazione?
La strategia di Grillo non è mai cambiata, vuoi per mera coerenza intellettuale, vuoi per incapacità di raccogliere il consenso dell'elettorato degli indecisi, elettorato che di fatto ha consegnato a Renzi il record del 41%
Ma cosa c'è che non va nella strategia grillina? Probabilmente nulla fuorché la comunicazione.
Siamo di fronte a un esperto della parola che deve gridare a destra e a manca cosa c'è che non va negli altri o peggio, cosa va bene invece nel Movimento. L'elettorato non è sordo, forse basterebbe abbassare un poco il volume cercando di puntare più sulla sostanza che sul megafono.
E mediaticamente non aiutano nemmeno siti internet come tzetze.it che si definisce "un palinsesto dinamico originato dagli utenti, che seleziona da siti rigorosamente solo on line, le informazioni in base alla loro popolarità e attualità."
Un esempio su tutti, il 9 Novembre 2014 viene pubblicato un articolo sul Financial Times dal quale emerge un commento positivo sul leader del Movimento 5 Stelle.
L'articolo è dell'editorialista Wolfgang Münchau, un giornalista tedesco che si è fatto la nomea di non essere poi così imparziale come Andrea Mollica ci racconta in questa sintesi su Giornalettismo.
Ha scritto articoli contro Monti, è contro l'austerity e dunque fondamentalmente contro la Merkel. Ma la cosa più interessante, sembra essere il sito a pagamento da lui curato di notizie e analisi di specialisti sull'eurozona. Servizio di cui possiamo intuire quantomeno l'impronta euroscettica.
Ed è proprio di euroscetticismo che parliamo se guardiamo alla politica grillina. Sul sito di Grillo è riportato infatti proprio l'articolo del FT, prontamente re-bounced dal sito tzetze e incorporato poi lateralmente sul sito del leader genovese.
A questo punto sarebbe interessante capire l'interpretazione grillina dell'articolo di James Politi, pubblicato sul Financial Times il 12 Novembre , tre giorni dopo.
Ma cosa c'è che non va nella strategia grillina? Probabilmente nulla fuorché la comunicazione.
Siamo di fronte a un esperto della parola che deve gridare a destra e a manca cosa c'è che non va negli altri o peggio, cosa va bene invece nel Movimento. L'elettorato non è sordo, forse basterebbe abbassare un poco il volume cercando di puntare più sulla sostanza che sul megafono.
E mediaticamente non aiutano nemmeno siti internet come tzetze.it che si definisce "un palinsesto dinamico originato dagli utenti, che seleziona da siti rigorosamente solo on line, le informazioni in base alla loro popolarità e attualità."
Un esempio su tutti, il 9 Novembre 2014 viene pubblicato un articolo sul Financial Times dal quale emerge un commento positivo sul leader del Movimento 5 Stelle.
FT.com - "The euro is in greater peril today than at the height of the crisis"
L'articolo è dell'editorialista Wolfgang Münchau, un giornalista tedesco che si è fatto la nomea di non essere poi così imparziale come Andrea Mollica ci racconta in questa sintesi su Giornalettismo.
Ha scritto articoli contro Monti, è contro l'austerity e dunque fondamentalmente contro la Merkel. Ma la cosa più interessante, sembra essere il sito a pagamento da lui curato di notizie e analisi di specialisti sull'eurozona. Servizio di cui possiamo intuire quantomeno l'impronta euroscettica.
Ed è proprio di euroscetticismo che parliamo se guardiamo alla politica grillina. Sul sito di Grillo è riportato infatti proprio l'articolo del FT, prontamente re-bounced dal sito tzetze e incorporato poi lateralmente sul sito del leader genovese.
da beppegrillo.it
"La stampa estera incorona Grillo"
"La stampa estera incorona Grillo"
A questo punto sarebbe interessante capire l'interpretazione grillina dell'articolo di James Politi, pubblicato sul Financial Times il 12 Novembre , tre giorni dopo.
FT.com - "Italy’s Post-it premier hopes reforms stick"
martedì 11 novembre 2014
Il Partito delle Domenica
Il Movimento 5 Stelle propose Milena Gabanelli come Presidente della Repubblica. Era l'Aprile 2013 e le votazioni interne al Movimento decretarono all'unisono la candidatura della giornalista Rai. Ad oggi, dopo quelle votazioni, il toto quirinale sembra aver perso del tutto in dignità. Già quando si vociferava la Gabanelli come possibile candidata più di qualcuno rimase perplesso. Poi quando la stessa rifiutò quasi divertita la proposta del Movimento di candidarla a futuro inquilino del Colle, si rasentò il melodramma. Melodramma che capitolò del tutto in tragedia quando la Gabanelli, un mese dopo le 'quirinarie', fece un'inchiesta sul Movimento per chiarire dove andassero a finire i soldi del blog o quanto prendesse la Casaleggio Associati dalla pubblicità del sito.
Insomma gli unici vincitori furono tutti gli altri rimasti a guardare, perché dal programma della Gabanelli ne uscì un servizio fazioso, quasi stucchevole, dal quale trapelavano soltanto due cose; che la giornalista aveva capito poco e niente di internet e grillini, e che il Movimento doveva assolutamente riguardare le proprie strategie se non voleva fare nuovamente la figura del Partito della Domenica.
Insomma gli unici vincitori furono tutti gli altri rimasti a guardare, perché dal programma della Gabanelli ne uscì un servizio fazioso, quasi stucchevole, dal quale trapelavano soltanto due cose; che la giornalista aveva capito poco e niente di internet e grillini, e che il Movimento doveva assolutamente riguardare le proprie strategie se non voleva fare nuovamente la figura del Partito della Domenica.
lunedì 10 novembre 2014
A falafel Sunday
L'attesa è valsa le pena. Cinque ottimi falafel a portar via per 4,5 euro.
E non si può prescindere dalla salsa che li accompagna. Certo se il Ghetto fosse anche libero dalle auto non potrebbe che essere un valore aggiunto. E invece i tavolini dei ristoranti sono a ridosso delle auto parcheggiate che non fanno certo atmosfera. Il passaggio poi abbastanza frequente delle macchine non aiuta e su Via del Portico d'Ottavia non sono poche quelle che cercano un posto.
Questa sarebbe la via senz'auto.
Uno spettacolo che nulla avrebbe a che invidiare ad altre città d'Europa.
Nell'attesa, godiamoci il panorama.
Ponte Palatino
Via Arenula
Piazza Colonna
domenica 9 novembre 2014
Chi è Loretta?
L'otto Novembre, Loretta Lynch, è stata nominata Attorney General dal Presidente degli Stati Uniti, ovvero capo del Dipartimento di Giustizia americano. Il predecessore era Eric Holder, primo afroamericano a ricoprire il ruolo.
Holder ha dato le dimissioni lo scorso Settembre sottolineando che sarebbero divenute effettive nel momento in cui si sarebbe nominato il suo successore. Ed è curioso che nei pronostici non vi fosse nessuno che menzionasse la Lynch. Si parlava dell'ex consigliere della Casa Bianca Kathryn Ruemmler e del consigliere di Obama per la sicurezza interna Lisa Monaco o ancora, del Procuratore Generale della California Kamala Harris e dell'ex direttore dell'FBI Robert Mueller. Ma nessuno aveva in mente Loretta.
Eric Holder, che sembra uscito fresco fresco da una puntata di Law&Order, parlando delle sue dimissioni ha detto che ha preso coscienza d'aver superato i sessant'anni e che ormai vede più giorni passati che giorni futuri. Sarà come dice lui certo, ma gli introiti da due milioni di dollari che ha fatto nel 2008 presso lo studio della Covington & Burling prima di essere nominato, parlano forse più del semplice pezzo di carta per rassegnare le dimissioni.
Attualmente lo stipendio che andrà a prendere la Lynch è pari a circa duecentomila dollari, praticamente dieci volte meno di quanto prenderebbe Holder da avvocato. E molti sono stati gli oppositori in Senato di queste dimissioni, vuoi perché faceva parte della prima squadra di governo del Presidente Obama e vuoi perché non era il momento opportuno, viste le imminenti elezioni di midterm. E infatti le critiche continuano ancora oggi alla luce dei pessimi risultati del Partito Democratico.
Loretta si è presentata comunque con un ottimo curriculum.
Ha lavorato sei anni per lo studio della Cahill Gordon & Reindel, undici anni come Procuratore di New York (Eastern District), otto anni come socio della Hogan & Hartson e altri quattro come Procuratore Generale dell'Eastern District di New York arrivando a coprire tutte le questioni giudiziarie di Brooklyn, del Queens e di Staten Island . Dice di amare il servizio pubblico e che rimarrà sempre vicino a questo. Ha insegnato legge alla St. John’s University School e nel 1999 è stata nominata procuratore dallo stesso Clinton. La Lynch ha dovuto lottare contro i pregiudizi, perché donna e perché donna di colore. Pare che all'inizio della sua carriera venisse scambiata in tribunale per il reporter ufficiale del processo. Ma non si è fatta condizionare e ha continuato per la sua strada, combattendo criminalità organizzata, traffico di droga, di armi, cyber crime e corruzione.
Laureata cum laude ad Harvard nell'81 e preso il dottorato nell'84, dice di aver capito il potere della legge quando da giovane ha aiutato gli afroamericani a fuggire al nord durante il periodo della segregazione razziale.
Nel suo discorso d'insediamento di ieri ha sfoderato il più classico dei patriottici discorsi alla nazione, con tanto di "adesso sarò al servizio di tutti gli americani, per proteggervi, e sarà un onore farlo" ha ricordato che il Ministero di Giustizia è forse l'unico Ministero che è nato da un'ideale e che rappresenta un nobile, quanto stimolante mestiere. Ha ringraziato tutti coloro che ci lavorano e che rendono possibile ogni giorno e ogni notte quell'ideale. Ha poi ringraziato il Presidente degli Stati Uniti, l'ex Procuratore Generale Eric Holder e i suoi genitori "che pur non più vivi, mi stanno sicuramente guardando". Ha poi concluso dicendo che il suo primo pensiero al mattino sarà la sicurezza di tutti gli americani.
Non ci resta che augurarle buon lavoro.
Holder ha dato le dimissioni lo scorso Settembre sottolineando che sarebbero divenute effettive nel momento in cui si sarebbe nominato il suo successore. Ed è curioso che nei pronostici non vi fosse nessuno che menzionasse la Lynch. Si parlava dell'ex consigliere della Casa Bianca Kathryn Ruemmler e del consigliere di Obama per la sicurezza interna Lisa Monaco o ancora, del Procuratore Generale della California Kamala Harris e dell'ex direttore dell'FBI Robert Mueller. Ma nessuno aveva in mente Loretta.
Eric Holder, che sembra uscito fresco fresco da una puntata di Law&Order, parlando delle sue dimissioni ha detto che ha preso coscienza d'aver superato i sessant'anni e che ormai vede più giorni passati che giorni futuri. Sarà come dice lui certo, ma gli introiti da due milioni di dollari che ha fatto nel 2008 presso lo studio della Covington & Burling prima di essere nominato, parlano forse più del semplice pezzo di carta per rassegnare le dimissioni.
Attualmente lo stipendio che andrà a prendere la Lynch è pari a circa duecentomila dollari, praticamente dieci volte meno di quanto prenderebbe Holder da avvocato. E molti sono stati gli oppositori in Senato di queste dimissioni, vuoi perché faceva parte della prima squadra di governo del Presidente Obama e vuoi perché non era il momento opportuno, viste le imminenti elezioni di midterm. E infatti le critiche continuano ancora oggi alla luce dei pessimi risultati del Partito Democratico.
Loretta si è presentata comunque con un ottimo curriculum.
Ha lavorato sei anni per lo studio della Cahill Gordon & Reindel, undici anni come Procuratore di New York (Eastern District), otto anni come socio della Hogan & Hartson e altri quattro come Procuratore Generale dell'Eastern District di New York arrivando a coprire tutte le questioni giudiziarie di Brooklyn, del Queens e di Staten Island . Dice di amare il servizio pubblico e che rimarrà sempre vicino a questo. Ha insegnato legge alla St. John’s University School e nel 1999 è stata nominata procuratore dallo stesso Clinton. La Lynch ha dovuto lottare contro i pregiudizi, perché donna e perché donna di colore. Pare che all'inizio della sua carriera venisse scambiata in tribunale per il reporter ufficiale del processo. Ma non si è fatta condizionare e ha continuato per la sua strada, combattendo criminalità organizzata, traffico di droga, di armi, cyber crime e corruzione.
Laureata cum laude ad Harvard nell'81 e preso il dottorato nell'84, dice di aver capito il potere della legge quando da giovane ha aiutato gli afroamericani a fuggire al nord durante il periodo della segregazione razziale.
Nel suo discorso d'insediamento di ieri ha sfoderato il più classico dei patriottici discorsi alla nazione, con tanto di "adesso sarò al servizio di tutti gli americani, per proteggervi, e sarà un onore farlo" ha ricordato che il Ministero di Giustizia è forse l'unico Ministero che è nato da un'ideale e che rappresenta un nobile, quanto stimolante mestiere. Ha ringraziato tutti coloro che ci lavorano e che rendono possibile ogni giorno e ogni notte quell'ideale. Ha poi ringraziato il Presidente degli Stati Uniti, l'ex Procuratore Generale Eric Holder e i suoi genitori "che pur non più vivi, mi stanno sicuramente guardando". Ha poi concluso dicendo che il suo primo pensiero al mattino sarà la sicurezza di tutti gli americani.
Non ci resta che augurarle buon lavoro.
sabato 8 novembre 2014
House of Cards, il limite è politica
Matteo Renzi non ha mai nascosto il suo interesse per la serie televisiva House of Cards, consigliando anzi il suo staff di prenderlo come un modello, un manuale d'istruzioni. Al che gli ha risposto direttamente Michael Dobbs, l'autore del romanzo, o almeno così dice d'aver fatto. Ha detto d'aver mandato una nota al nostro Presidente del Consiglio, qualcosa del tipo "Pierino, torna a letto, questa è roba per grandi" "ma io sono grande!!" "non abbastanza da capire cosa sia finzione e cosa no"
Insomma, la voglia di dire al mondo quanto ci capisca di politica Matteo è stata beffata due volte. Una volta quando quel mondo non aveva voglia di sentire un ragazzino che voleva giocare a fare lo statista e un'altra volta quando un politico di professione come lo stesso Dobbs non sembrava capace di stare al gioco del ragazzino rispondendogli in maniera decisamente troppo adulta. Proprio lui che di giochi e finzione dovrebbe intendersene.
"Ma il protagonista Frank Underwood è molto cinico, io non sono così" ha detto Renzi. "Credo piuttosto che il potere sia la capacità di caricarsi delle responsabilità degli altri."
Ed è qui che ho capito quanto Renzi avesse compreso poco o niente del telefilm, più o meno come Obama quando ha affermato di volere un Frank Underwood nella sua squadra di governo, perché "...sarebbe bello vedere approvate le cose così in fretta!"
Insomma, dire di prendere a modello House of Cards ci può stare, è politica e Renzi è un politico, o almeno vorrebbe esserlo. Ma far intendere poi che non si è capito nulla del romanzo, è come affermare che non si è capito nulla di politica.
Eppure Kevin Spacey nelle sue fluide interruzioni alla scena, rivolgendosi direttamente allo spettatore, deve averlo fatto capire più di una volta cosa sia il potere. Nella penultima puntata della seconda stagione dice anche chiaramente cosa sia questa politica, per chi magari come il nostro Presidente del Consiglio fosse rimasto indietro.
"E' il limite." Fa Spacey. Il limite oltre il quale ci si ritrova nel tradimento e prima del quale non succede niente di niente. Una sottile quanto invisibile linea che solo pochi conoscono e osano avvicinare per ottenere il loro scopo. E lo scopo, Frank Underwood è abituato a ottenerlo, con pazienza ed esperienza, proprio come ricorda metaforicamente quando il deputato della California Jackie Sharp si appoggia involontariamente al suo modello della guerra di secessione.
"Oh fa attenzione!" Dice Frank accanto alla sua onnipresente moglie. "E' molto delicato."
"Che cos'è?" Chiede il deputato Sharp.
"Una cosa su cui sto lavorando da molto tempo."
E sappiamo tutti su cosa stia lavorando Frank con la complicità del suo assistente Stamper e della moglie Claire.
"Ed è quasi finito...." In un dialogo che raggiunge il massimo apice della metafora.
House of Cards ha dei colpi di scena plateali, non molti per la verità, ed altri invece più frequenti, ma su argomenti prettamente politici. A Dobbs gli si deve dar atto di aver creato dialoghi per nulla scontati e una serie infinita di piccoli e grandi ricatti, contropiedi e doppi giochi che hanno avuto il merito di tenere in piedi la serie rendendola verosimile. C'è da dire però che in alcune puntate si va troppo per le lunghe con tecnicismi che nello spettatore non avvezzo possono risultare inutili e ridondanti per la storia. Ecco infatti che la seconda stagione comincia col massimo colpo di scena per poi sonnecchiare almeno cinque o sei puntate. Giusto in tempo per mettere in campo un'altra giornalista e far svegliare lo spettatore con un bel punto della situazione.
E c'è del buon giornalismo nella serie, soprattutto nella prima stagione e nel finale della seconda. Forse frettoloso e poco probabile quando Zoe Barnes scrive i suoi pezzi in due minuti scarsi dal cellulare e camminando. Ma concediamo agli autori il messaggio; l'editoria è cambiata e sta cambiando. L'informazione è altro e le redazioni come quelle dello Slugline somigliano sempre più agli uffici di Google. Non per nulla Zoe Barnes è stata licenziata dal vecchio e classico giornale americano trovando posto nella nuova redazione dello Slugline.
House of Cards è la tela che tesse giorno dopo giorno uno Spacey sempre più simile a Gene Hackman, col solo fine di raggiungere il massimo del potere. Frank Underwood ha infatti subito il torto di non essere stato nominato Segretario di Stato come avevano pianificato con lo staff del Presidente Walker e lo stesso Walker glielo manda a dire tramite il suo capo di gabinetto.
Errore imperdonabile.
E dopo una notte intera passata alla finestra del suo lussuoso appartamento fumando sigarette, Frank torna a lavoro col "sorriso" tra i denti e con un piano ambizioso da portare a termine. E' lui il capo e se la carta non lo dice ancora, lo sarà presto.
Apprezzabili infine anche i tanti piccoli dettagli, come quello della finestra di casa Underwood che da sul muro della casa di fronte, giusto a dire quanto Frank e sua moglie avessero poco interesse per le cose materiali quanto piuttosto per il potere.
"Ci sono quelli che accumulano soldi e quelli che accumulano potere"
E per avere potere bisogna camminare sul limite, il limite di cosa poi, è soltanto un dettaglio.
english version
english version
House of Cards, limit is politics
Italian Prime Minister Matteo Renzi has never hidden his interest for House of Cards tv series, encouraging his staff rather than take it as a model, such as a user's guide. He was suddenly replied by Michael Dobbs, novel's author. We know he sent a note to Renzi, something like "So go back to bed good boy, these are oldmen stuff" "But I'm big man now!!" "Not enough to understand what is fiction and what is not"
In short, the desire to tell the world how Matteo understands politics was duped twice. Once when the world did not want to feel like a kid who want to play as a statesman and once when a professional politician as the same author Dobbs, did not seem able to play the game with Renzi replying him in a such too adult and boring way. He, who should understand about games and fictions.
"But the main character Frank Underwood is very cynical, I'm not like him" Said Renzi. "I rather think that power is the ability to charge the responsibilities of others."
And this is where I realized how Renzi understood nothing about the screenplay, such as Obama when he said he wanted a Frank Underwood in his government team, because "...it would be nice to see measures passed so fast!"
So, if you say to take House of Cards as model there you go, it is politics and Renzi is a politician, or at least, he would like to be. But if you make us understand then, that you didn't catch anything about the novel, it's like saying that you don't understand anything about politics.
Yet Kevin Spacey in its fluid scenes breaks, directly addressing the audience, must have said it more than once what 'power' is. In the 12th episode of the second season also said clearly what politics is, for those who, like Prime Minister Renzi, may have been left the meaning behind.
"It's the limit." Said Spacey. The limit beyond which you are betraying and before which nothing happens at all. An invisible line that only few people know and fewer ones dare to walk in. And the purpose, Frank Underwood is always used to obtain it, just as he metaphorically remembers when Jackie Sharp involuntarily touched his Civil War model.
"Oh, be careful!" Frank said close to his omnipresent wife. "It 's very delicate."
"What is that?" Asked deputy Sharp.
"One thing I'm working on for a looooong time."
And we all know about what Frank is working on with the help of his assistant Stamper and his wife Claire.
"And it's almost over ...." In a dialogue that reaches the highest peak of metaphor.
House of Cards has some blatant twists, not so many, and others are more frequent, but matters purely political facts. Dobbs created realistic dialogues, not so obvious at all, always telling about double games, blackmails and counterattacks that made the novel more close to reality. We must say that in some episodes it goes too long with technicalities not so familiar with the audience. These could may be unnecessary and redundant to the story. The second season begins with a great twist and then doze at least for five or six episodes. Just in time to bring another journalist into the scene and to awake the viewer with a situation's history briefing.
And there's a very good journalism in the series, especially in the first season and at the end of the second. Maybe rushed and not so likely when Zoe Barnes writes his pieces in two minutes from her phone and walking. But we do grant the authors' message; Publishing has changed and is still changing. The information is other then used to be in the past, and editors as the Slugline look much more like Google offices. We see a Zoe Barnes dismissed from the old and classic american newspaper finding a job by the new editor of Slugline.
House of Cards is the fabric that Spacey is weaving, day after day, with the only purpose of achieving the maximum power. Frank Underwood has suffered the decision of not being named Secretary of State as they planned with President Walker's staff and Walker himself sent him to be noticed by his staff's chief.
Unforgivable mistake.
And after a whole night passed at the window of his luxury apartment, smoking cigarettes, Frank returns to work with a big "smile" between his teeth and with an ambitious plan to be accomplished.
He's the boss and if the paper does not say it yet, it will say it soon.
Ultimately, appreciable are so many small details in the series, such as the wall of the opposite's house we see from Underwood's house window, just to say how much Frank and his wife had little interest in material things but rather for power.
"There are those who accumulate money and those who accumulate power"
And to get the power you need to walk on the limit, the limit of what then, is only a detail.
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