Stazione di Brignole.
Binario 9. Prendo l'ascensore, esco in banchina e osservo un uomo che accompagna lentamente una donna anziana, probabilmente la madre. Osservo meglio e riconosco la nuca, le orecchie, la stanghetta degli occhiali, è lui.
Un anno fa lo avrei pagato per intervistarlo, avevo pagine di domande nel mio moleskine, ma stasera... stasera eravamo due uomini vecchi e compassati, vittoriosi sì, ma consapevolmente sconfitti.
Eravamo in pochi al binario, e avevamo entrambi molto tempo prima che il Freccia Bianca arrivasse. Alché lui si gira e mi vede, io gli sorrido come per approvare il suo passato, o forse il mio. E lui ricambia come per approvare il mio futuro, o forse il suo.
E stasera credo d'aver ottenuto l'intervista che solo un anno fa mi avrebbe reso famoso.
domenica 15 maggio 2016
venerdì 8 gennaio 2016
l'Inglesiano
"La tua partita è stata inoltrata per l’analisi al computer. Ciò potrebbe richiedere several hours."
questo messaggio è eleganza allo stato puro, fosse per me trasformerei la lingua italiana in mixed british all'istante, ecco qualche esempio:
"fare mente locale" - "fare local mind"
"dopo la retromarcia metti in folle" - "after retromarcia metti in crazy"
"dopo la retromarcia metti in folle" - "after retromarcia metti in crazy"
ma traduciamo un articolo da italiano ad inglesiano:
"Bisogna risalire alle societies e ai vertici delle stesse, to build la rete dei funding e capire why Etruria Bank ha privilegiato alcune streets al posto di altre. Con le perquisizioni a una quindicina di societies che avevano ricevuto funding dalla aretina bank entrano in una fase decisiva le indagini delle Yellow Flames. Il blitz dei detectives di Arezzo è scattato nei confronti di companies e groups in qualche modo riconducibili all'ex presidente di Etruria Bank, Lorenzo Rosi, e all'ex consigliere Luciano Nataloni, both investigated."
"Bisogna risalire alle societies e ai vertici delle stesse, to build la rete dei funding e capire why Etruria Bank ha privilegiato alcune streets al posto di altre. Con le perquisizioni a una quindicina di societies che avevano ricevuto funding dalla aretina bank entrano in una fase decisiva le indagini delle Yellow Flames. Il blitz dei detectives di Arezzo è scattato nei confronti di companies e groups in qualche modo riconducibili all'ex presidente di Etruria Bank, Lorenzo Rosi, e all'ex consigliere Luciano Nataloni, both investigated."
e ancora, dal Fatto Quotidiano:
"Di time ce n’è voluto. Ma alla fine è arrivato lo scacco a Telecom nel match for the fibra: il governo di Matteo Renzi ha deciso che lo State investirà nella costruzione della network di telecomunicazioni ad ultralarga band e ne resterà owner. E’ questo il model che verrà usato nelle zone a fallimento di market sulla falsariga di quanto previsto in un project sul tavolo di Chigi Palace da quasi un year e mezzo. Il Comitato per la ultralarga band di Chigi Palace (Cobul), come riferito da Repubblica, ha fatto marcia back sui public funding a fondo lost pari al 70% del totale investito. Denaro al quale in the past Telecom Italia ha attinto a piene mani for building its infrastruttura. La posa dei cavi sarà appaltata in parte a private societies, ma la network resterà appunto public."
"Di time ce n’è voluto. Ma alla fine è arrivato lo scacco a Telecom nel match for the fibra: il governo di Matteo Renzi ha deciso che lo State investirà nella costruzione della network di telecomunicazioni ad ultralarga band e ne resterà owner. E’ questo il model che verrà usato nelle zone a fallimento di market sulla falsariga di quanto previsto in un project sul tavolo di Chigi Palace da quasi un year e mezzo. Il Comitato per la ultralarga band di Chigi Palace (Cobul), come riferito da Repubblica, ha fatto marcia back sui public funding a fondo lost pari al 70% del totale investito. Denaro al quale in the past Telecom Italia ha attinto a piene mani for building its infrastruttura. La posa dei cavi sarà appaltata in parte a private societies, ma la network resterà appunto public."
martedì 22 dicembre 2015
What else?
fila enorme (come al solito), tutti in piedi, ciascuno di loro ha un numeretto con un'attesa media di venti minuti, arrivo io veloce perché di corsa, digito sulla tastiera, prendo il numero e vengo chiamato dopo dieci secondi
"ma! ma com'è possibile signorina?" fa un tizio all'hostess indicando me
"il signore è appena arrivato!!" la signorina non mi ha ancora notato, vista la mia velocità
"sì è vero, non ha aspettato nemmeno un secondo che l'hanno già chiamato!!"
"il signore è appena arrivato!!" la signorina non mi ha ancora notato, vista la mia velocità
"sì è vero, non ha aspettato nemmeno un secondo che l'hanno già chiamato!!"
(ehh vaglielo a spiegare internet ai giovani d'oggi...)
arrivo al bancone, sento ancora il disappunto del volgo, mal vestito, poco educato, insomma mal pensante
"buonasera, cosa posso fare per lei?"
"Oliva."
"procedo subito" e il ragazzo scompare nel retro bottega
"Oliva."
"procedo subito" e il ragazzo scompare nel retro bottega
passano 5 minuti, sono ancora al bancone, poi dieci, qualcuno del volgo giunge persino accanto a me col suo diritto d'esser finalmente servito, e tutto sudato, lanciandomi occhiatacce criminali, lo sento quasi pensare "ho atteso 42 minuti stronzo..."
sorrido, avessi avuto la mia pipa, l'avrei fumata di gusto
torna lo Steward
"Sig.Oliva, quando ha fatto l'ordine?"
"questa mattina perché?"
"hmmmm, è molto strano, non ci risulta il suo nominativo" il tipo digita ancora sulla tastiera insieme al collega "....so che è una domanda stupida, ma devo fargliela, ha fatto l'ordine con il suo account?"
capisco perfettamente, la domanda è lecita "certo, ho qui con m..." prendo il telefono, apro la mail....un dubbio sopraggiunge
"Sig.Oliva, quando ha fatto l'ordine?"
"questa mattina perché?"
"hmmmm, è molto strano, non ci risulta il suo nominativo" il tipo digita ancora sulla tastiera insieme al collega "....so che è una domanda stupida, ma devo fargliela, ha fatto l'ordine con il suo account?"
capisco perfettamente, la domanda è lecita "certo, ho qui con m..." prendo il telefono, apro la mail....un dubbio sopraggiunge
"bene..." il tizio digita ancora sulla tastiera "...so che è una domanda stupida, ma devo farle anche questa, ha premuto INVIO alla fine dell'ordine?"
ah.
ecco.
what else.
what else.
venerdì 20 novembre 2015
Il ritorno di Steven Seagal
Sicuramente il pericolo c'è, ma se ne aggiunge un altro che m'incute altrettanto timore; la reazione della gente....
In questi giorni a Roma sembra di stare ormai sul set di un film. In questa conversazione pare quasi di sentire Steven Seagal che parla sotto copertura nelle vesti di mamma segreta:
"Ascolta amore, prendi tutta la merenda, il diario, il miominipony e portatelo sotto al letto, e non uscire da lì per nessun motivo... a quello della caldaia ci penso io, papà sta facendo parlare l'idraulico."
"Ma mammaaaa!!" (pianto isterico finto che se la ride dietro la cornetta con le amiche)
"No amore. Non è il momento di frignare, sei tu la donna di casa adesso. Io devo capire dove sono. Perché sono lì, da qualche parte. lo so."
martedì 17 novembre 2015
Un posto migliore
si discute se rinviare o meno il giubileo, se farlo in primavera, tra un anno, tra due...ma siamo sempre là, quanti di noi presi singolarmente hanno bisogno di queste scemenze? facciamo cose che altri ci impongono di fare, ci allineiamo alla massa annichilendo il nostro io pensante, castriamo la nostra voglia di vivere assoggettandoci a cose che non ci va di fare
giubileo o no il miglior attacco non è una risposta bellica, ma un virus, il virus della libertà, libertà di camminare con le proprie gambe e ragionare con la propria testa, un virus che nessun giubileo sarebbe capace di produrre e nessun vicario di dio sarebbe in grado di promuovere
il primo passo verso l'evoluzione è abbandonare tutti gli intermediari tra noi e la libertà di Essere, tra noi e il diritto di creare una vita degna di questo nome, quando tutti gli uomini scopriranno di non avere bisogno di stampelle religiose, allora saremo in grado d'interpretare il mondo per quello che è, un posto migliore
giubileo o no il miglior attacco non è una risposta bellica, ma un virus, il virus della libertà, libertà di camminare con le proprie gambe e ragionare con la propria testa, un virus che nessun giubileo sarebbe capace di produrre e nessun vicario di dio sarebbe in grado di promuovere
il primo passo verso l'evoluzione è abbandonare tutti gli intermediari tra noi e la libertà di Essere, tra noi e il diritto di creare una vita degna di questo nome, quando tutti gli uomini scopriranno di non avere bisogno di stampelle religiose, allora saremo in grado d'interpretare il mondo per quello che è, un posto migliore
martedì 10 novembre 2015
Mondi paralleli
mi concentrai. aguzzai la vista ed entrai in un mondo parallelo. cominciai a vedere città perfettamente organizzate, vegetazione che cresceva dove nemmeno la nostra civiltà avrebbe mai osato farla crescere, esseri che si muovevano a destra e manca in spazi che a noi sembrerebbero fin troppo angusti, ma che loro sfruttavano con grande sapienza. vidi persino oggetti volanti innalzarsi sino al cielo silenti e strane luci dalle quali sgorgava acqua per tutti.
poi richiusi il Philadelphia e controllai la data di scadenza.
23 agosto 2012.
poi richiusi il Philadelphia e controllai la data di scadenza.
23 agosto 2012.
domenica 8 novembre 2015
sabato 7 novembre 2015
James Bond - Spectre
Se il penultimo Bond (Skyfall) è stato un successo, anche musicale, questo 007 in versione La Piovra stenta a decollare. Parte sicuramente in quarta con un lungo piano sequenza a Città del Messico. Ottime musiche, ottime scene. Ma già dall'inizio vediamo un Daniel Craig piuttosto svogliato, come ne avesse un pò troppo di recitare la parte dell'agente segreto più famoso di sempre. E infatti dalle sue ultime dichiarazioni capiamo di non essere troppo lontani dalla verità.
Dopo Città del Messico passiamo a Roma con la famosa corsa sul Tevere...
...tuttavia qui ci aspettavamo qualcosa di meglio di una macchina da 3 milioni di dollari buttata nel fiume. Carino l'atterraggio di Bond nei pressi di Piazza Trilussa.
Ma è impossibile lasciare Roma senza menzionare il primo vero strafalcione del film: la sceneggiatura insensata di Lucia Sciarra, alias Monica Bellucci, nonché il suo ormai tristemente famoso doppiaggio. Per chi ne avesse avuto un assaggio in Matrix 3 beh....non è cambiato nulla.
Un flirt con la diva nostrana che non convince, qualche ruga di troppo e soprattutto una capacità recitativa che non giustifica la fama della Bellucci:
"Non sembri addolorata della morte di tuo marito...." Fa Bond e a ben guardare, non è certo per la sceneggiatura gli suggeriamo noi.
Si cambia set, ci troviamo in Austria. Se il cattivo della saga una volta aveva la dentiera di ferro adesso sono le sue unghie ad essere di ferro. Bond continua ad essere depresso, gli amori molto freddi e sinceramente non capiamo il confine tra la routine del lavoro da agente segreto e quella dell'interpretare sempre lo stesso ruolo. Ed è Léa Seydoux sul treno di Tangeri a farcelo capire:
"Cosa succederebbe se smettessi di fare questo lavoro?"
Il riferimento al ruolo di Bond è per Daniel fin troppo scontato.
"Mi fermerei." Risponde 007.
"No, c'è sempre un'altra possibilità."
Speriamo sia profetico per la sua carriera.
E ci spostiamo a Londra, poi nel deserto, poi di nuovo a Londra. Questo film ricorda molto Goldfinger, ma a parte la "novità" della scena iniziale dell'elicottero e del lungo piano sequenza, ci sono troppi elementi che non faranno assurgere a titolo di memorabile quest'ennesima pellicola di Bond.
In fondo crediamo sia giunto il momento anche per 007 di rinnovarsi e questo film è stata l'ennesima occasione persa per farlo.
Dopo Città del Messico passiamo a Roma con la famosa corsa sul Tevere...
...tuttavia qui ci aspettavamo qualcosa di meglio di una macchina da 3 milioni di dollari buttata nel fiume. Carino l'atterraggio di Bond nei pressi di Piazza Trilussa.
Un flirt con la diva nostrana che non convince, qualche ruga di troppo e soprattutto una capacità recitativa che non giustifica la fama della Bellucci:
"Non sembri addolorata della morte di tuo marito...." Fa Bond e a ben guardare, non è certo per la sceneggiatura gli suggeriamo noi.
Si cambia set, ci troviamo in Austria. Se il cattivo della saga una volta aveva la dentiera di ferro adesso sono le sue unghie ad essere di ferro. Bond continua ad essere depresso, gli amori molto freddi e sinceramente non capiamo il confine tra la routine del lavoro da agente segreto e quella dell'interpretare sempre lo stesso ruolo. Ed è Léa Seydoux sul treno di Tangeri a farcelo capire:
"Cosa succederebbe se smettessi di fare questo lavoro?"
Il riferimento al ruolo di Bond è per Daniel fin troppo scontato.
"Mi fermerei." Risponde 007.
"No, c'è sempre un'altra possibilità."
Speriamo sia profetico per la sua carriera.
E ci spostiamo a Londra, poi nel deserto, poi di nuovo a Londra. Questo film ricorda molto Goldfinger, ma a parte la "novità" della scena iniziale dell'elicottero e del lungo piano sequenza, ci sono troppi elementi che non faranno assurgere a titolo di memorabile quest'ennesima pellicola di Bond.
In fondo crediamo sia giunto il momento anche per 007 di rinnovarsi e questo film è stata l'ennesima occasione persa per farlo.
sabato 31 ottobre 2015
Margin Call - Una cagata pazzesca
Margin Call, 2011 - photo via Imdb.com |
Se volete farvi un regalo optate per la corazzata Potëmkin e la serata vi andrà meglio. Altrimenti dovrete confrontarvi con la più banale opera cinematografica che Manhatthan abbia mai conosciuto.
Dalle commedie, ai legal drama, agli action movies. Nessuno è mai riuscito in questa missione. Questo è un film che dovrebbero farlo vedere prima de La Storia Infinita perché qui ci troviamo veramente di fronte al NULLA di Michael Ende.
Perciò, dopo la riunione di emergenza fatta a seguito di questa scoperta, tutto verrà liquidato il più in fretta possibile. E fine della storia. Nessun inghippo, nessun doppio gioco, nessun omicidio, suicidio, tentativo di furto, nessuna azione legale, nessuna scalata, nessun colpo di scena. Si obietterà, ma è così che è andata nel 2008!
E per mettere insieme una storia così banale hanno chiamato niente meno che Jeremy Irons, Demi Moore e Kevin Spacey dicendogli qualcosa del tipo: "Ok, sapete recitare. Ma sapete farlo senza sceneggiatura?" Sarà stato un esperimento didattico, chi può dirlo. Ma la risposta è tutta in questo film. Difficilmente si sarebbe potuto fare di peggio, perché difficilmente quello che vediamo all'inizio è la stessa cosa che il regista ripropone per tutto il film. Eppure qui succede, col risultato che diventa peggio di un film senza senso. Sceneggiature lasciate a metà (tra cui ovviamente anche la fine) e trama che quando potrebbe cominciare a svilupparsi viene invece inspiegabilmente interrotta. Vogliamo credere che il leit motif sia sempre quello; "dall'inizio alla fine la stessa solfa". Personaggi il cui carattere non viene gestito, le cui battute sembrano scritte ma non dette, un Kevin Spacey che fa di tutto per non pensare "oddio, ma questi mi pagano pure?" e una Demi Moore che sembra chiedergli "ma veramente devo dire soltanto questo?"
LA TRAMA
La storia parla di una società di trading in cui improvvisamente uno dei broker scopre una falla nell'algoritmo; vale a dire l'impossibilità di vendere a un valore superiore quanto acquistato in precedenza dalla sua stessa società (e chiaramente anche da lui). Insomma il mestiere del trader con un "problemuccio" da risolvere.
La storia parla di una società di trading in cui improvvisamente uno dei broker scopre una falla nell'algoritmo; vale a dire l'impossibilità di vendere a un valore superiore quanto acquistato in precedenza dalla sua stessa società (e chiaramente anche da lui). Insomma il mestiere del trader con un "problemuccio" da risolvere.
Purtroppo per voi però, è finita qua.
Per tutto il film non si assisterà ad altro che al cazziatone di Jeremy Irons, il boss dei boss e alla svendita delle azioni/mutui incriminati:
"Spiegamelo come se lo dovessi spiegare a un golden retriever" Praticamente si è dato del cane da solo e continua nella sua esaltazione di homo sapiens:
"Se sono qua (n.d.r. se sono il capo dei capi dei capi) non è grazie al mio cervello." ...e così via
Perciò, dopo la riunione di emergenza fatta a seguito di questa scoperta, tutto verrà liquidato il più in fretta possibile. E fine della storia. Nessun inghippo, nessun doppio gioco, nessun omicidio, suicidio, tentativo di furto, nessuna azione legale, nessuna scalata, nessun colpo di scena. Si obietterà, ma è così che è andata nel 2008!
No, credere che sia andata così è un insulto all'intelligenza.
E non posso concludere senza menzionare l'unico barlume di regia degno di nota (forse qualcuno ha approfittato dell'assenza del regista) quale il dolore di Kevin Spacey di fronte alla morte del suo cane piuttosto che di fronte all'immenso crack finanziario che il film ha la pretesa di raccontarci.
martedì 27 ottobre 2015
WALKING DEAD in 45 minuti
ATTENZIONE, SPOILER
non leggere senza aver visto le prime tre puntate della sesta stagione
Cominciamo col dire che la sesta stagione ha un plot davvero ben fatto. Come nel resto della serie, le puntate non lasciano a bocca asciutta, ma la vera differenza è che tutto è in ballo da tre puntate e certamente lo sarà anche per la quarta.
Il crescendo ha inizio col dettaglio culinario di Carol, un timer settato sui 45 minuti. Ed è quello più o meno il tempo durante il quale vivremo il clou di quest'inizio di stagione. I veri walkers non sono i morti che tornano, ma i vivi che rimangono e la serie non si stancherà mai di farlo presente anzi, è il vero filone narrativo. Le scene degli zombie sono ormai diventate inutili, un corollario, non fanno paura nemmeno se ci credessimo. Un walker che uccide un vivente o una mandria di walkers che avanza verso i nostri, è ormai più che una routine, è la lenta agonia che dobbiamo sorbirci pur di seguire la sceneggiatura (la sopravvivenza dell'uomo in uno scenario post apocalittico), dove ci rendiamo finalmente conto delle basi della nostra stessa società, sopite in noi perché mai veramente conosciute.
A questo proposito è lampante il dialogo tra Rick e Deanna su come si risolvono i problemi. Da una parte la scelta apparentemente drastica di lui e da un lato la scelta apparentemente civile di lei. Lui è mosso da una conoscenza 'superiore', ha vissuto fuori in mezzo ai walkers e Michonne lo ricorda ad Heath durante la terza puntata
"Hai mai ucciso delle persone perché avevano già ucciso i tuoi amici?"
"Hai mai fatto delle cose che poi ti hanno fatto avere paura di te stesso?"
"Sei mai stato coperto da così tanto sangue che non sapevi se fosse tuo, dei walkers o dei tuoi amici?"
ma soprattutto
"Rick ha detto quello che ha detto perché a volte non si ha una scelta"
ed è di scelte che per molto tempo ci ha parlato Walking Dead, ricordiamo soltanto la principale: "aiutare e perder tempo o fuggire e risparmiare tempo?" basti pensare a quanti personaggi nell'arco delle prime cinque stagioni si sono trovati ad optare per la seconda e hanno dovuto fare poi i conti la stessa. Allora, che cosa scegliere? Certamente chi sceglie di sopravvivere per puro egoismo soccomberà, soprattutto se lo fa mettendo di proposito o gratuitamente i propri amici in difficoltà.
Dal canto suo Deanna invece gioca ancora a fare il politico in un teatro (la cittadina di Alexandria) che non li proteggerà a lungo. La civiltà sulla quale poggiano le sue scelte non può prescindere da una realtà che adesso non esiste più. E questo non riuscirà a capirlo fino a quando non le morirà il marito.
Ma torniamo al dolcetto che Carol ha messo in forno, sarà pronto quando tutto sarà finito e questo è un dettaglio cinematografico degno del grande schermo. Walking Dead parla di zombie e questi abbiamo capito non essere più i morti viventi quanto piuttosto gli uomini, capaci di uccidersi l'un l'altro pur di sopravvivere, capaci di impazzire e di uccidere gratuitamente, senza alcun motivo. Siamo in un aftermath epidemico, le regole della società civile sono tornate quelle dei primi uomini e le circostanze non permettono più di trastullarsi con le soporifere amenità che la civilizzazione ci ha dato. Lo vediamo infatti con Rick, che dopo aver fatto a pugni con Pete, rimane per l'ennesima volta attonito di fronte alle "serene" attività dei cittadini di Alexandria, come se non fosse mai successo niente. La tanto decantata Sostenibilità di questa cittadina, sponsorizzata dai cartelloni pubblicitari lungo la strada, diventa ormai "insostenibile" per Rick. Pete è infatti il violento che la nostra società può permettersi di avere e che anche Alexandria è disposta a tenersi. Ma non c'è più spazio per la Sostenibilità, non c'è più spazio per gente come Pete, ci sono cose che hanno la precedenza e Rick lo ha sempre saputo, Carol lo ha sempre saputo, così come pure Michonne e Daryl.
D'accordo ci hanno provato, hanno ripreso fiato. Ma Carol con le pistole è ormai più svelta di Clint Eastwood (non dimentichiamoci il suo poncho a Terminus) ed è più spietata di Rambo, tuttavia adesso fa biscotti per il vicinato. Rick si è persino rimesso la giacca da sceriffo con tanto di cravatta ben allacciata. Se questo non vuol dire crederci.
Ma è la coscienza a guidare il gruppo e tutti loro lo sanno.
Persino Carl lo dice al padre come in un dialogo con sé stesso: "loro sono deboli"
Tant'è che Deanna è brava a fare il leader con i problemi della vecchia società. Quando però spuntano i problemi di quelli nuova, ormai primordiale, la realtà dei fatti (la brutale e improvvisa uccisione del marito) minerà la sua leadership e la ridurrà a un breve passaggio di consegne per Rick...
"fallo" (vendica mio marito, ora, con tanti saluti alla civiltà)
e questo decreta il vero 'confine' della cittadina, il definitivo punto di rottura di Alexandria; non c'è spazio per l'indulgenza quando già il mondo (apocalittico) non ti darà una seconda possibilità.
Da lì a poco, durante il tempo di un dolcetto, l'assalto (in)umano ad Alexandria è il più vero degli attacchi dei 'walkers', walkers che sono tutto fuorché zombie. La comunità viene abbattuta come un essere vivente inerme, ingenuo e solo temporaneamente fortunato.
Fortuna che non accompagnerà nemmeno Glenn che ci lascia durante la terza puntata, ma sia la sua morte sia l'intera puntata sono già tornati ad un livello più standard per i ritmi della prima e seconda puntata.
E infatti si parla di zombie, quelli morti.
non leggere senza aver visto le prime tre puntate della sesta stagione
Cominciamo col dire che la sesta stagione ha un plot davvero ben fatto. Come nel resto della serie, le puntate non lasciano a bocca asciutta, ma la vera differenza è che tutto è in ballo da tre puntate e certamente lo sarà anche per la quarta.
Il crescendo ha inizio col dettaglio culinario di Carol, un timer settato sui 45 minuti. Ed è quello più o meno il tempo durante il quale vivremo il clou di quest'inizio di stagione. I veri walkers non sono i morti che tornano, ma i vivi che rimangono e la serie non si stancherà mai di farlo presente anzi, è il vero filone narrativo. Le scene degli zombie sono ormai diventate inutili, un corollario, non fanno paura nemmeno se ci credessimo. Un walker che uccide un vivente o una mandria di walkers che avanza verso i nostri, è ormai più che una routine, è la lenta agonia che dobbiamo sorbirci pur di seguire la sceneggiatura (la sopravvivenza dell'uomo in uno scenario post apocalittico), dove ci rendiamo finalmente conto delle basi della nostra stessa società, sopite in noi perché mai veramente conosciute.
A questo proposito è lampante il dialogo tra Rick e Deanna su come si risolvono i problemi. Da una parte la scelta apparentemente drastica di lui e da un lato la scelta apparentemente civile di lei. Lui è mosso da una conoscenza 'superiore', ha vissuto fuori in mezzo ai walkers e Michonne lo ricorda ad Heath durante la terza puntata
"Hai mai ucciso delle persone perché avevano già ucciso i tuoi amici?"
"Hai mai fatto delle cose che poi ti hanno fatto avere paura di te stesso?"
"Sei mai stato coperto da così tanto sangue che non sapevi se fosse tuo, dei walkers o dei tuoi amici?"
ma soprattutto
"Rick ha detto quello che ha detto perché a volte non si ha una scelta"
ed è di scelte che per molto tempo ci ha parlato Walking Dead, ricordiamo soltanto la principale: "aiutare e perder tempo o fuggire e risparmiare tempo?" basti pensare a quanti personaggi nell'arco delle prime cinque stagioni si sono trovati ad optare per la seconda e hanno dovuto fare poi i conti la stessa. Allora, che cosa scegliere? Certamente chi sceglie di sopravvivere per puro egoismo soccomberà, soprattutto se lo fa mettendo di proposito o gratuitamente i propri amici in difficoltà.
Dal canto suo Deanna invece gioca ancora a fare il politico in un teatro (la cittadina di Alexandria) che non li proteggerà a lungo. La civiltà sulla quale poggiano le sue scelte non può prescindere da una realtà che adesso non esiste più. E questo non riuscirà a capirlo fino a quando non le morirà il marito.
Ma torniamo al dolcetto che Carol ha messo in forno, sarà pronto quando tutto sarà finito e questo è un dettaglio cinematografico degno del grande schermo. Walking Dead parla di zombie e questi abbiamo capito non essere più i morti viventi quanto piuttosto gli uomini, capaci di uccidersi l'un l'altro pur di sopravvivere, capaci di impazzire e di uccidere gratuitamente, senza alcun motivo. Siamo in un aftermath epidemico, le regole della società civile sono tornate quelle dei primi uomini e le circostanze non permettono più di trastullarsi con le soporifere amenità che la civilizzazione ci ha dato. Lo vediamo infatti con Rick, che dopo aver fatto a pugni con Pete, rimane per l'ennesima volta attonito di fronte alle "serene" attività dei cittadini di Alexandria, come se non fosse mai successo niente. La tanto decantata Sostenibilità di questa cittadina, sponsorizzata dai cartelloni pubblicitari lungo la strada, diventa ormai "insostenibile" per Rick. Pete è infatti il violento che la nostra società può permettersi di avere e che anche Alexandria è disposta a tenersi. Ma non c'è più spazio per la Sostenibilità, non c'è più spazio per gente come Pete, ci sono cose che hanno la precedenza e Rick lo ha sempre saputo, Carol lo ha sempre saputo, così come pure Michonne e Daryl.
D'accordo ci hanno provato, hanno ripreso fiato. Ma Carol con le pistole è ormai più svelta di Clint Eastwood (non dimentichiamoci il suo poncho a Terminus) ed è più spietata di Rambo, tuttavia adesso fa biscotti per il vicinato. Rick si è persino rimesso la giacca da sceriffo con tanto di cravatta ben allacciata. Se questo non vuol dire crederci.
Ma è la coscienza a guidare il gruppo e tutti loro lo sanno.
Persino Carl lo dice al padre come in un dialogo con sé stesso: "loro sono deboli"
Tant'è che Deanna è brava a fare il leader con i problemi della vecchia società. Quando però spuntano i problemi di quelli nuova, ormai primordiale, la realtà dei fatti (la brutale e improvvisa uccisione del marito) minerà la sua leadership e la ridurrà a un breve passaggio di consegne per Rick...
"fallo" (vendica mio marito, ora, con tanti saluti alla civiltà)
e questo decreta il vero 'confine' della cittadina, il definitivo punto di rottura di Alexandria; non c'è spazio per l'indulgenza quando già il mondo (apocalittico) non ti darà una seconda possibilità.
Da lì a poco, durante il tempo di un dolcetto, l'assalto (in)umano ad Alexandria è il più vero degli attacchi dei 'walkers', walkers che sono tutto fuorché zombie. La comunità viene abbattuta come un essere vivente inerme, ingenuo e solo temporaneamente fortunato.
Fortuna che non accompagnerà nemmeno Glenn che ci lascia durante la terza puntata, ma sia la sua morte sia l'intera puntata sono già tornati ad un livello più standard per i ritmi della prima e seconda puntata.
E infatti si parla di zombie, quelli morti.
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