domenica 23 novembre 2014

Il Pret a Manger di Roma

Se siete stati a Londra di recente, avrete certamente conosciuto Pret a Manger, il fast food di successo inglese che vanta ormai 155 punti vendita nel Regno Unito, di cui 118 solo a Londra e 19 a New York. La buona riuscita del marchio sta nel presentare un prodotto fast food di qualità e con ingredienti naturali, tanto che i tramezzini sono conservati nel cartone invece che nella plastica per sottolineare quanto gli alimenti siano freschi e i panini preparati giornalmente. L'invenduto giornaliero viene poi dato in benificienza ai senza tetto.

Nonostante Pret a Manger non preveda di aprire per il momento in Italia, esiste un locale che non vi farà rimpiangere la famosa catena inglese. Siamo a Piazza di Pietra 62, nel cuore di Roma.


photo via aT Restaurant

photo via The Telegraph
Esternamente non ha un brand visibile come quello di Pret a Manger, ma guardando meglio abbiamo capito subito che fosse qualcosa di interessante.

L'ambiente è rilassante, con un bancone centrale spazioso e altri due negli angoli opposti.

A differenza dei normali fast food, potete pagare tranquillamente dopo aver mangiato, il che vi fa subito capire quanto l'aggettivo fast dipenda soltanto da voi.

photo via aT Restaurant
photo via aT Restaurant





centrifuga a base di carote e finocchio

C'è davvero quell'attenzione al cliente, oltre che al cibo, che troppo spesso manca. Il servizio al tavolo, se necessario, non dovrete di certo pagarlo e in aggiunta, su ciascun bancone troverete un flacone di Amuchina che non abbiamo ancora visto altrove.



Il menu si trova sulla destra, subito dopo la macchina per il caffé, rigorosamente scritto su lavagna.
Il ristorante offre una buona varietà di centrifughe. Sono sei e si va dalla centrifuga di ananas, arancia, carota e zenzero, fino a quella di spinaci, cetriolo, citronella, limone e mela.

Noi abbiamo provato una via di mezzo con mela, carote, finocchio e sedano. Davvero ottima.


Non potevamo peraltro non assaggiare i famosi tramezzini in stile inglese e così, per rimanere in tema abbiamo optato per un cartone di tramezzini al roast beef.

Ingredienti sani, nessuna salsa e pane leggerissimo.

All'aT Restaurant oltre ai panini, troverete pizza, quiche lorraine, torte salate ripiene e crema di carote, di lenticchie, di funghi o di broccoli e zibibbo.

Non mancano frutta, yogurt e milkshake.

Noi abbiamo assaggiato una fetta di torta con scarola e olive, buona e leggera anche questa.





Molto carino l'angolo dei dolci per una merenda o una colazione e nonostante fosse quasi sera, abbiamo potuto provare un croissant ai semi di lino buonissimo. Il caffé a questo punto era d'obbligo.





Insomma, se volete mangiar bene e vi trovate a Via del Corso o nei pressi del Pantheon, l'aT Restaurant è da provare almeno una volta, soprattutto se passate per Piazza di Pietra.

Ma la nota più sorprendente del locale è la gestione, moderna, newyorchese, rispettosa del cliente. Quando abbiamo sentito il gestore confermare le nostre impressioni di un piccolo Pret a Manger nel cuore di Roma, ci è parso un manager di lunghe vedute in un mercato non certo facile per il cibo, come quello italiano. La ricerca del buono, in tutti i sensi, non può che essere premiata giudicando di persona una delle migliori novità nel campo della ristorazione romana.

photo via aT Restaurant
photo via aT Restaurant
photo via aT Restaurant

photo via aT Restaurant

photo via aT Restaurant

photo via aT Restaurant

photo via aT Restaurant

photo via aT Restaurant

photo via aT Restaurant

Da Le Sorelle, qualità e accoglienza

A due passi da Piazza di Spagna, in un vicoletto che porta il nome di Via Belsiana, potrete assaggiare i buonissimi piatti di mamma Luciana e de Le Sorelle, ristorante incantevole e gestito con passione.



L'ambiente è raccolto, caldo, grazie anche all'illuminazione che da su tutte le pareti. L'atmosfera risulta decisamente confortevole con della musica di sottofondo e un design del locale accogliente. Le sorelle Talacci sono discrete se serve, ma di compagnia diversamente.

Il menu cambia ogni sei mesi. Quello di Novembre presenta zuppe, hamburger, funghi porcini, uova al tartufo, antipasti, primi, pesce e insalate di pollo. Noi abbiamo provato i ravioli ripieni di coniglio e tacchino con burro alle erbe e mandorle.



Per secondo degli involtini di pesce spatola con lardo di colonnata e zucchine con insalatina di noci e uvetta accompagnati con delle patate saltate.




Il pane è alle olive e viene servito insieme a della pizza bianca. Non mancano gli ottimi vini di una cantina decisamente vasta e una buona selezione di dolci. Insomma, qualità e cura dei particolari, dalla presentazione dei piatti fino alle decorazioni sui tavoli.

Consigliato per una cena romantica.


martedì 18 novembre 2014

Tor Sapienza, Borghezio batte i Cinque Stelle

Da Mario Borghezio a Paola Taverna, passando per la Meloni fino a Pietrangelo Buttafuoco che timidamente confessa alla trasmissione di Corrado Formigli, di essere stato anche lui a Tor Sapienza "a vedere". Un pò come i tre anni di militare a Cuneo menzionati da Totò, o la ben più ardua impresa di Orfeo nella sua discesa agli Inferi per far tornare in vita l'amata Euridice. Ciascuno infila come può sul proprio curriculum quest'impresa di strategia bellica; "sono stato in Iraq, in Afghanistan e a Tor Sapienza", foss'anche quest'ultimo il semplice passaggio in un auto nel deturpato quartiere romano. Alcuni di loro avranno anche saggiato il terreno, si saranno mescolati tra la gente ed avranno persino parlato al nemico, diventato improvvisamente amico e alleato per le prossime elezioni.
Borghezio cavalca benissimo la situazione di degrado che tutta la città di Roma sta vivendo da anni e col suo partito fa abilmente leva sul dissenso che i cittadini delle periferie romane nutrono nei confronti del sindaco. Sia questo Alemanno per la precedente amministrazione, sia Marino per quella attuale.

Forse gli è stato detto che il romano ha un tono di voce piuttosto alto, ma l'europarlamentare della Lega ha preso così sul serio la questione da girare ormai sempre per Roma col suo inseparabile megafono, ergendolo definitivamente a simbolo della sua campagna elettorale. Proprio come fece quest'estate davanti alla scuola multi etnica Carlo Pisacane. In quell'occasione gli diedero anche del fascista.

Ma lo stesso Segretario Salvini ha fatto molto più di una semplice propaganda "assumendo" degli inconsapevoli attivisti nelle strategie di marketing della Lega. I ragazzi che lo contestarono per la sua visita a un campo nomadi di Bologna gli fecero più pubblicità di quanto la Lega ne avesse bisogno.

Insomma, sul marketing ci sa fare più Borghezio da solo che tutta la Casaleggio Associati. E infatti le iniziative del Movimento 5 Stelle non sono piaciute alla gente, che prima contesta Grillo a Genova dopo la prima ondata di maltempo ad Ottobre e poi se la prende con la senatrice Paola Taverna in visita a Tor Sapienza; "stai qua perché t'hanno dato cinque giorni de sospensione", quasi Tor Sapienza fosse un area cantieri pubblica e la Taverna il pensionato di turno che passa il suo tempo libero a controllare che tutto nel cantiere fili liscio.

"io nun sò politico" - Paola Taverna, senatrice M5S

Entrambi, ingenuamente, avranno pensato che fosse utile presentarsi alla gente nei luoghi del disastro, ignorando forse di rappresentare chi di quel disastro fosse l'imputato. Probabilmente diranno, perché loro ascoltano o credono di ascoltare, perché loro aiutano, mentre gli altri no. E forse è pure vero, ma non è certo il modo giusto per dimostrarlo.

Grillo disse di essere nato proprio lì, in una delle strade di Genova dove si spalava il fango da giorni e la Taverna si è difesa dalle accuse di 'passerella mediatica' dicendo che la sua presenza fosse genuina perché veniva dal vicino quartiere di Quarticciolo non per fare i propri interessi, ma per risolvere i problemi.

Ma perché Borghezio ha avuto più successo della visita di Marino o delle passerelle dei Cinque Stelle? In fondo è un politico anche lui e se guardiamo al messaggio della Lega, non è poi così distante da quello del Movimento. Eppure il ricordo atavico che la Lega rappresenti il pugno duro della politica è rimasto, ed è passato indenne attraverso gli infiniti accordi tra Bossi e Berlusconi fino agli ultimi scandali del suo stesso ideatore.

Il Movimento 5 Stelle dal canto suo, nonostante abbia fatto cose buone come il Fondo di Garanzia per il Microcredito Siciliano, non ha giocato le carte giuste nell'esposizione mediatica. E allora, la giovane Taverna che visita Tor Sapienza senza farsi annunciare da nessun organo di stampa, senza farsi sfasciare la macchina da un qualche attivista, senza instaurare un vero dialogo con i cittadini e anzi rivolgendosi a loro con un intercalare che nemmeno loro immaginavano esistere, non avrà mai alcuna possibilità di vittoria contro un Borghezio che con compostezza si fa offrire un cappuccino nello stesso bar dove Marino si rifugiò per fuggire alle ire dei cittadini.


lunedì 17 novembre 2014

Computer learns on how to become an art critic

Being a genius has almost meant to be misunderstood. Who observes a genius work or reads a successful book is thrilled for the necessary time to understand that yes, this artist is different, this picture or this book are telling me very interesting things. Maybe they're talking about me.

And it will take time to assimilate the true meaning of that work, because you don't yet have the knowledge and necessary experience to recognize as true what lies ahead, be this one a painting, or rather a book. At a shallow surface, the work of genius comes at human being and part of that is certainly recognized, but at a deeper level are miss those required associations to understand what the genius has seen and he wants us to tell. What is missing in people to recognize an author or an artistic movement, is currently being studied by researchers.

"So I was in this museum and I thought, it would be nice to instruct a computer to recognize the name of an artist only by one of his paintings, but not a known painting, but a new one at least unknown to the computer."

So says the Dr.Ahmed Elgammal, associate professor in the Department of Computer Science at Rutgers University in New Jersey.

"We're talking about machine learning. Our algorithm instructs computers to recognize art works. More precisely, our research's purpose was to instruct a machine to understand the artistic influences between an author and another in painting matter. "

on left Frederic Bazille - Bazille's Studio, 1870
on right Norman Rockwell - Shuffleton's Barber Shop, 1950

Prof.Elgammal's team worked on this project for three years . We are in Computer Vision, so we talk about recognizing objects algorithms, able to distinguish faces and people inside pictures, just like already do some photograph machines today or the Google and Facebook software during the uploading process of a photo.

Prof.Elgammal says that a picture can be represented generally by seven elements; space, form, shape, color, tone, line and texture. At the beginning of their research, however, they found that these parameters were not enough, so they had to introduce newer ones such as movement's recognition, unity representation, contrast and proportion. In addition they have also considered the subject of paintings, the represented objects, the type of strokes and the material. Finally, the historical context.

"Currently, there are some paintings databases all around the world, some others are shared projects and continue to grow. The classification is possible in this way, if each of us contributes to enrich the database itself. But make this work carried out by a machine makes things more interesting. It 's interesting because the machine can not only recognize the painter's style, but it can also recognize past painters who influenced him, that is an exclusive prerogative of an art critic. You see then, that the details of a picture can be so many that could also be lost by a very good critic of art history. "

I asked the professor to explain in general something about how his team has come to the algorithm.

"At the beginning of our study, we had to figure out which was the best mathematical representation of a painting in order to determine the artistic influences of the painter. Then, we keep notes of both similarities, between paintings and between artists. These three elements have been applied to our dataset of 1710 high resolution pictures. We are talking about works dating from 1412 to 1996, representing 13 different styles of 66 artists. In our dataset we have an average of 132 paintings for style and we can go from a maximum of 140 works by Paul Cézanne, up to only one work from Hans Hoffmann."







The styles examined by the team of professor Elgammal are expressionism, impressionism, renaissance (336 paintings), the period of romanticism, cubism, baroque, surrealism, post impressionism, american modernism (23 paintings), symbolism, pop art, neo-classicism and abstract art.



above Joan Miro The Farm, 1922

same scenarios, same objects, but different styles
Mirò was influenced by Van Gogh




"What we had to do - continues the professor - was first of all figure out what other scientists have produced about a similar problem. We looked at Thomas Lombardi studies for the recognition of a painter by different types of strokes. We studied the Bag of Words model used for example by Maria Khan to figure out who have made a painting looking at a possible choice of eight painters. Gustavo Carneiro studies instead, have been helpful to understand which was the best way to identify similarities between two paintings. So in short, Computer Vision have done so much in the past and is doing a lot now, but the study we have focused on in these three years has not been addressed by anyone. Finding out which artist has influenced a particular painter uploading a painting picture on a computer it was, and it is, frontier science in Artificial Intelligence field."

"And I imagine that this could become also a business."

"Yes, I've been already contacted by a couple of companies, but it was like more as a short talk on the model itself. I do not exclude however, that in the future they can get out applications using our algorithm. Let's think for example to those existing apps for smartphones able to recognize works at a museum or objects, as does, for example, the Google Goggles app. Perhaps our applications will be able to tell who were main contributors of the painter we are looking at. "

"And which results did you get since now?"

"For example Donatello was influenced by Mantegna and the flemish Van Eyck. But it is also true that Mantegna was in turn influenced by Donatello too. Caravaggio instead by RubensRaphael and Leonardo. Then it came out that Warhol had some influences of Degas and Rubens to Velazquez. Always Mantegna seems to have influenced Munch and Klimt. All these results have come out with a semantic abstraction level of our model. The method in fact which gave us the most reliable results was the so called "classeme". It's a model which encode the painting in a semantic space learned from today's everyday images found on the Internet.

Bag of Words model in computer vision


"Once we produced our own unique vector representing each painting, we applied Euclid to find out similarities between a painting and another. At this point, the accuracy of the results was satisfactory. We produced a series of graphs by grouping artists who most influenced each other. The concentration of painters in an area is a movement, an artistic current, where teachers guided other artists."

artists map


"Prof.Elgammal, considering the current state of research, do you believe is possible that these algorithms come to tell us if a person is a genius or if a child will be a genius in a particular field who may not yet know?"

"This is a good question." Professor Elgammal thinks about it for a while. "I must say that it would be a very interesting field of research, but it is not so easy to answer. Of course, if we talk about the genius in a particular field the chances increase. At a more general level maybe, I would try to work on brain's image. "

I conclude my interview with Dr.Elgammal asking him if he paints or has any passion in arts.

"Well, if I had time to do it, I'd love painting, yes. But I comfort myself with the fact that these studies are meeting the humanities field I wanted to learn in 80's. I was born in AlexandriaEgypt, and when I was young I wanted to be an archaeologist. Then, just before beginning university, I discovered computers and I started programming. So it was born a passion and that passion is now meeting the humanistic one through painting. As you can see, the distance between two such fields as art and computer is basically inversely proportional to our own curiosity. I am one of the many examples that this union is truly possible."


(END OF FIRST PART)
italian version

giovedì 13 novembre 2014

Beppe Grillo è in grado di fare comunicazione?

La strategia di Grillo non è mai cambiata, vuoi per mera coerenza intellettuale, vuoi per incapacità di raccogliere il consenso dell'elettorato degli indecisi, elettorato che di fatto ha consegnato a Renzi il record del 41%

Ma cosa c'è che non va nella strategia grillina? Probabilmente nulla fuorché la comunicazione.
Siamo di fronte a un esperto della parola che deve gridare a destra e a manca cosa c'è che non va negli altri o peggio, cosa va bene invece nel Movimento. L'elettorato non è sordo, forse basterebbe abbassare un poco il volume cercando di puntare più sulla sostanza che sul megafono.

E mediaticamente non aiutano nemmeno siti internet come tzetze.it che si definisce "un palinsesto dinamico originato dagli utenti, che seleziona da siti rigorosamente solo on line, le informazioni in base alla loro popolarità e attualità."

Un esempio su tutti, il 9 Novembre 2014 viene pubblicato un articolo sul Financial Times dal quale emerge un commento positivo sul leader del Movimento 5 Stelle.

FT.com - "The euro is in greater peril today than at the height of the crisis"


L'articolo è dell'editorialista Wolfgang Münchau, un giornalista tedesco che si è fatto la nomea di non essere poi così imparziale come Andrea Mollica ci racconta in questa sintesi su Giornalettismo.

Ha scritto articoli contro Monti, è contro l'austerity e dunque fondamentalmente contro la Merkel. Ma la cosa più interessante, sembra essere il sito a pagamento da lui curato di notizie e analisi di specialisti sull'eurozona. Servizio di cui possiamo intuire quantomeno l'impronta euroscettica.

Ed è proprio di euroscetticismo che parliamo se guardiamo alla politica grillina. Sul sito di Grillo è riportato infatti proprio l'articolo del FT, prontamente re-bounced dal sito tzetze e incorporato poi lateralmente sul sito del leader genovese.

da beppegrillo.it
"La stampa estera incorona Grillo"

A questo punto sarebbe interessante capire l'interpretazione grillina dell'articolo di James Politi, pubblicato sul Financial Times il 12 Novembre , tre giorni dopo.

FT.com - "Italy’s Post-it premier hopes reforms stick"


martedì 11 novembre 2014

Il Partito delle Domenica

Il Movimento 5 Stelle propose Milena Gabanelli come Presidente della Repubblica. Era l'Aprile 2013 e le votazioni interne al Movimento decretarono all'unisono la candidatura della giornalista Rai. Ad oggi, dopo quelle votazioni, il toto quirinale sembra aver perso del tutto in dignità. Già quando si vociferava la Gabanelli come possibile candidata più di qualcuno rimase perplesso. Poi quando la stessa rifiutò quasi divertita la proposta del Movimento di candidarla a futuro inquilino del Colle, si rasentò il melodramma. Melodramma che capitolò del tutto in tragedia quando la Gabanelli, un mese dopo le 'quirinarie', fece un'inchiesta sul Movimento per chiarire dove andassero a finire i soldi del blog o quanto prendesse la Casaleggio Associati dalla pubblicità del sito.

Insomma gli unici vincitori furono tutti gli altri rimasti a guardare, perché dal programma della Gabanelli ne uscì un servizio fazioso, quasi stucchevole, dal quale trapelavano soltanto due cose; che la giornalista aveva capito poco e niente di internet e grillinie che il Movimento doveva assolutamente riguardare le proprie strategie se non voleva fare nuovamente la figura del Partito della Domenica.



lunedì 10 novembre 2014

A falafel Sunday




L'attesa è valsa le pena. Cinque ottimi falafel a portar via per 4,5 euro.
E non si può prescindere dalla salsa che li accompagna. Certo se il Ghetto fosse anche libero dalle auto non potrebbe che essere un valore aggiunto. E invece i tavolini dei ristoranti sono a ridosso delle auto parcheggiate che non fanno certo atmosfera. Il passaggio poi abbastanza frequente delle macchine non aiuta e su Via del Portico d'Ottavia non sono poche quelle che cercano un posto.

Questa sarebbe la via senz'auto.



Uno spettacolo che nulla avrebbe a che invidiare ad altre città d'Europa.

Nell'attesa, godiamoci il panorama.

Ponte Palatino 

  Via Arenula

Piazza Colonna

Piazza Colonna

domenica 9 novembre 2014

Chi è Loretta?

L'otto Novembre, Loretta Lynch, è stata nominata Attorney General dal Presidente degli Stati Uniti, ovvero capo del Dipartimento di Giustizia americano. Il predecessore era Eric Holder, primo afroamericano a ricoprire il ruolo.

Holder ha dato le dimissioni lo scorso Settembre sottolineando che sarebbero divenute effettive nel momento in cui si sarebbe nominato il suo successore. Ed è curioso che nei pronostici non vi fosse nessuno che menzionasse la Lynch. Si parlava dell'ex consigliere della Casa Bianca Kathryn Ruemmler e del consigliere di Obama per la sicurezza interna Lisa Monaco o ancora, del Procuratore Generale della California Kamala Harris e dell'ex direttore dell'FBI Robert Mueller. Ma nessuno aveva in mente Loretta.

Eric Holder, che sembra uscito fresco fresco da una puntata di Law&Order, parlando delle sue dimissioni ha detto che ha preso coscienza d'aver superato i sessant'anni e che ormai vede più giorni passati che giorni futuri. Sarà come dice lui certo, ma gli introiti da due milioni di dollari che ha fatto nel 2008 presso lo studio della Covington & Burling prima di essere nominato, parlano forse più del semplice pezzo di carta per rassegnare le dimissioni.

Attualmente lo stipendio che andrà a prendere la Lynch è pari a circa duecentomila dollari, praticamente dieci volte meno di quanto prenderebbe Holder da avvocato. E molti sono stati gli oppositori in Senato di queste dimissioni, vuoi perché faceva parte della prima squadra di governo del Presidente Obama e vuoi perché non era il momento opportuno, viste le imminenti elezioni di midterm. E infatti le critiche continuano ancora oggi alla luce dei pessimi risultati del Partito Democratico.


Loretta si è presentata comunque con un ottimo curriculum.
Ha lavorato sei anni per lo studio della Cahill Gordon & Reindel, undici anni come Procuratore di New York (Eastern District), otto anni come socio della Hogan & Hartson e altri quattro come Procuratore Generale dell'Eastern District di New York arrivando a coprire tutte le questioni giudiziarie di Brooklyn, del Queens e di Staten Island . Dice di amare il servizio pubblico e che rimarrà sempre vicino a questo. Ha insegnato legge alla St. John’s University School e nel 1999 è stata nominata procuratore dallo stesso Clinton. La Lynch ha dovuto lottare contro i pregiudizi, perché donna e perché donna di colore. Pare che all'inizio della sua carriera venisse scambiata in tribunale per il reporter ufficiale del processo. Ma non si è fatta condizionare e ha continuato per la sua strada, combattendo criminalità organizzata, traffico di droga, di armi, cyber crime e corruzione.

Laureata cum laude ad Harvard nell'81 e preso il dottorato nell'84, dice di aver capito il potere della legge quando da giovane ha aiutato gli afroamericani a fuggire al nord durante il periodo della segregazione razziale.

Nel suo discorso d'insediamento di ieri ha sfoderato il più classico dei patriottici discorsi alla nazione, con tanto di "adesso sarò al servizio di tutti gli americani, per proteggervi, e sarà un onore farlo" ha ricordato che il Ministero di Giustizia è forse l'unico Ministero che è nato da un'ideale e che rappresenta un nobile, quanto stimolante mestiere. Ha ringraziato tutti coloro che ci lavorano e che rendono possibile ogni giorno e ogni notte quell'ideale.  Ha poi ringraziato il Presidente degli Stati Uniti, l'ex Procuratore Generale Eric Holder e i suoi genitori "che pur non più vivi, mi stanno sicuramente guardando". Ha poi concluso dicendo che il suo primo pensiero al mattino sarà la sicurezza di tutti gli americani.

Non ci resta che augurarle buon lavoro.



sabato 8 novembre 2014

House of Cards, il limite è politica

Matteo Renzi non ha mai nascosto il suo interesse per la serie televisiva House of Cards, consigliando anzi il suo staff di prenderlo come un modello, un manuale d'istruzioni. Al che gli ha risposto direttamente Michael Dobbs, l'autore del romanzo, o almeno così dice d'aver fatto. Ha detto d'aver mandato una nota al nostro Presidente del Consiglio, qualcosa del tipo "Pierino, torna a letto, questa è roba per grandi"  "ma io sono grande!!" "non abbastanza da capire cosa sia finzione e cosa no"

Insomma, la voglia di dire al mondo quanto ci capisca di politica Matteo è stata beffata due volte. Una volta quando quel mondo non aveva voglia di sentire un ragazzino che voleva giocare a fare lo statista e un'altra volta quando un politico di professione come lo stesso Dobbs non sembrava capace di stare al gioco del ragazzino rispondendogli in maniera decisamente troppo adulta. Proprio lui che di giochi e finzione dovrebbe intendersene.  

"Ma il protagonista Frank Underwood è molto cinico, io non sono così" ha detto Renzi. "Credo piuttosto che il potere sia la capacità di caricarsi delle responsabilità degli altri.

Ed è qui che ho capito quanto Renzi avesse compreso poco o niente del telefilm, più o meno come Obama quando ha affermato di volere un Frank Underwood nella sua squadra di governo, perché "...sarebbe bello vedere approvate le cose così in fretta!"

Insomma, dire di prendere a modello House of Cards ci può stare, è politica e Renzi è un politico, o almeno vorrebbe esserlo. Ma far intendere poi che non si è capito nulla del romanzo, è come affermare che non si è capito nulla di politica.

Eppure Kevin Spacey nelle sue fluide interruzioni alla scena, rivolgendosi direttamente allo spettatore, deve averlo fatto capire più di una volta cosa sia il potere. Nella penultima puntata della seconda stagione dice anche chiaramente cosa sia questa politica, per chi magari come il nostro Presidente del Consiglio fosse rimasto indietro.

"E' il limite." Fa Spacey. Il limite oltre il quale ci si ritrova nel tradimento e prima del quale non succede niente di niente. Una sottile quanto invisibile linea che solo pochi conoscono e osano avvicinare per ottenere il loro scopo. E lo scopo, Frank Underwood è abituato a ottenerlo, con pazienza ed esperienza, proprio come ricorda metaforicamente quando  il deputato della California Jackie Sharp si appoggia involontariamente al suo modello della guerra di secessione. 

"Oh fa attenzione!" Dice Frank accanto alla sua onnipresente moglie. "E' molto delicato."
"Che cos'è?" Chiede il deputato Sharp.
"Una cosa su cui sto lavorando da molto tempo."

E sappiamo tutti su cosa stia lavorando Frank con la complicità del suo assistente Stamper e della moglie Claire.

"Ed è quasi finito...." In un dialogo che raggiunge il massimo apice della metafora.



House of Cards ha dei colpi di scena plateali, non molti per la verità, ed altri invece più frequenti, ma su argomenti prettamente politici. A Dobbs gli si deve dar atto di aver creato dialoghi per nulla scontati e una serie infinita di piccoli e grandi ricatti, contropiedi e doppi giochi che hanno avuto il merito di tenere in piedi la serie rendendola verosimile. C'è da dire però che in alcune puntate si va troppo per le lunghe con tecnicismi che nello spettatore non avvezzo possono risultare inutili e ridondanti per la storia. Ecco infatti che la seconda stagione comincia col massimo colpo di scena per poi sonnecchiare almeno cinque o sei puntate. Giusto in tempo per mettere in campo un'altra giornalista e far svegliare lo spettatore con un bel punto della situazione. 

E c'è del buon giornalismo nella serie, soprattutto nella prima stagione e nel finale della seconda. Forse frettoloso e poco probabile quando Zoe Barnes scrive i suoi pezzi in due minuti scarsi dal cellulare e camminando. Ma concediamo agli autori il messaggio; l'editoria è cambiata e sta cambiando. L'informazione è altro e le redazioni come quelle dello Slugline somigliano sempre più agli uffici di Google. Non per nulla Zoe Barnes è stata licenziata dal vecchio e classico giornale americano trovando posto nella nuova redazione dello Slugline.



House of Cards è la tela che tesse giorno dopo giorno uno Spacey sempre più simile a Gene Hackman, col solo fine di raggiungere il massimo del potere. Frank Underwood ha infatti subito il torto di non essere stato nominato Segretario di Stato come avevano pianificato con lo staff del Presidente Walker e lo stesso Walker glielo manda a dire tramite il suo capo di gabinetto. 

Errore imperdonabile.

E dopo una notte intera passata alla finestra del suo lussuoso appartamento fumando sigarette, Frank torna a lavoro col "sorriso" tra i denti e con un piano ambizioso da portare a termine. E' lui il capo e se la carta non lo dice ancora, lo sarà presto.

Apprezzabili infine anche i tanti piccoli dettagli, come quello della finestra di casa Underwood che da sul muro della casa di fronte, giusto a dire quanto Frank e sua moglie avessero poco interesse per le cose materiali quanto piuttosto per il potere. 

"Ci sono quelli che accumulano soldi e quelli che accumulano potere"

E per avere potere bisogna camminare sul limite, il limite di cosa poi, è soltanto un dettaglio.


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