domenica 2 novembre 2014

Il Bulldog Inn cambia pelle

Una volta era un pub dove la birra scorreva a fiumi. Lo stile era irlandese e forse leggermente riadattato alle esigenze di casa nostra. Allora per pranzo si poteva ordinare un hot dog con senape o una pizza margherita, un cheeseburger oppure una gricia e un supplì. E c'era anche la St.Benoit per i più sofisticati. Col tempo però la clientela è andata scemando e nonostante fosse posizionato, e lo è tuttora, su corso Vittorio Emanuele, proprio nella Piazza di S.Andrea della Valle, non era difficile vederlo vuoto quando altri pub irlandesi nelle vicinanze andavano a pieno regime già dalle diciotto, basti pensare all'Abbey Theatre

Il Bull Dog Inn sembrava voler essere tutto e niente, un discopub dove a inizio millennio il sabato sera si faticava a stare in piedi, o un lounge bar dove l'aperitivo stentava a decollare. C'era, ma non si sapeva, anche se faceva un Bloody Mary leggendario. Da fuori non sembrava nemmeno si trattasse di un pub, o di un cocktail bar, per non parlare delle luci decisamente troppo natalizie e dozzinali per un locale situato su corso Vittorio.


Bulldog Inn, 2013

Bulldog Inn, 2013


C'è da dire che era tutto buono, dalla gricia alla pizza, dalla focaccia all'hot dog, fino all'incredibile supplì. Insomma un pub di qualità, ma sornione, almeno di giorno.

Tuttavia i tempi cambiano e non invecchiare significa non stare al passo coi tempi, rimanere immobili. 
Con piacere dunque, abbiamo notato che il vento del cambiamento è arrivato anche qui. Certo, un cambiamento quasi radicale, ma la vecchia anima del Bulldog è ancora nell'aria e se si guarda agli alti soffitti i ricordi sono dietro l'angolo.



Abbiamo provato il buffet del pranzo, per dodici euro. Certamente concorrenziale nella zona, ma senza piatti caldi. Tuttavia, compreso nel prezzo, si ha diritto a un primo a scelta (caldo) tra cacio e pepe o puttanesca.

Abbiamo optato per il cacio e pepe. Ottima la pasta e piatto servito al dente.



Nel frattempo ci siamo serviti al buffet, abbondantemente vegetariano.





E da bere un'ottima spremuta d'arancia e dell'acqua leggermente frizzante, non comprese nel prezzo.




L'arredamento è curato. Il colore è virato dal marrone scuro del Bulldog al bianco del nuovo locale. Sedie in legno, ma comode. Servizio cortese e immediato. Nonostante il bianco, la luce è rimasta quella di un tempo. Vi consigliamo i posti più luminosi nell'angolo tra Piazza Sant'Andrea e corso Vittorio, specialmente i due che affacciano sulla strada.

Con nostro gradimento siamo passati al dolce. Due tipi di torte, una crostata, biscotti e macedonia.
Tutto ottimo, ma la crostata di albicocche ha decisamente trionfato su tutto.




 Benvenuti al Buddy Restaurant Café

mercoledì 29 ottobre 2014

Walking Dead - anche la serie resuscita (spoiler, ma non troppo)

Con la storia del Governatore ci stavamo addormentando un pò tutti. La cittadina di Woodbury era noiosa già dalla prima e non è stato certo facile sorbircela per una decina di puntate. La sola puntata numero sei della prima stagione (TS-19) valeva molto più di tutto il brodo che abbiamo dovuto superare con la storia del Governatore. In quella puntata un medico rinchiusosi dentro a un laboratorio ermeticamente protetto, aveva creato il suo mondo personale che poco aveva da invidiare agli abitanti di Woodbury.

Il Governatore non ha mai avuto l'aspetto del cattivo, ce lo siamo dovuti figurare tale anche come pirata. Ad eccezione forse della seconda parte nella quale cerca vendetta su Michonne e Rick dopo che gli hanno distrutto la sua amata Woodbury. Ha perso una figlia, ha perso un occhio e nonostante tutto, sembra aver perso un cubo di Rubick e la lista della spesa. I momenti degni di nota sono pochi, forse quando Glenn rimane legato a una sedia con uno zombie nella stanza o forse quando Andrea scopre la figlia del Governatore in catene. Viviamo un'epidemia di polmonite alla prigione e l'agognato ritrovamento da parte di Daryl del fratello Merle, praticamente perso dalla prima stagione. Non è il migliore dei momenti certo, ma anche qui, il Governatore è poco credibile quando mette i due uno contro l'altro, in un'arena inverosimile, dove i mansueti abitanti di Woodbury si trasformano in improbabili arpie da cinema di serie B.

Viviamo poi un lungo momento introspettivo del Governatore, quando distrutta la città, cammina come un clochard lungo i paesi abbandonati del circondario. Per trovare cosa? Una nuova moglie e una nuova figlia nel giro di due puntate. Come se non bastasse riuscirà a convincere lei, la sorella e gli amici a mettersi contro 'quelli' della prigione. "E' gente pericolosa" dice, e ovviamente la donna acconsente, anche perché nessuno li ha mai difesi come ha fatto lui in questo stretto giro di episodi.

Inverosimile.

Volevamo uscire tutti da questo letargo sceso da quando si era arrivati alla prigione, ma gli sceneggiatori non sembravano dello stesso parere. Fino a quando non c'ha pensato il Governatore.

"Basta con questa prigione santo cielo! Cambiamo ambientazione..."

E forse l'unico a non  pensarla così era il povero Hershel

Il gruppo di Rick si sfalda. Le cose si fanno appena più interessanti ad eccezione forse di una puntata su Daryl e Beth. In fondo la ragazza doveva essere rapita e dunque bisognava far conoscere un poco di più del personaggio. Poi un gruppo di cacciatori entra nella casa in cui Rick, Carl e Michonne si erano rifugiati. Rick ancora ferito da quando ha lasciato la prigione, riesce ad uscire dalla casa in pieno stile navy seal e a raggiungere il figlio e l'amica che nel frattempo stavano approfondendo il passato di Michonne in giro per il paese. Ma la vendetta è nell'aria. 

La caccia è nell'aria.

Così, nel giro di  qualche puntata passata nei boschi, assistiamo all'amicizia forzata di Daryl con un fantomatico Joe e il suo gruppo di cacciatori (guardacaso). Cacciatori che sono gli stessi che si erano infilati nella casa dove alloggiavano Rick e suo figlio insieme a Michonne.

E qui ci ritroviamo finalmente faccia a faccia col problema.

La vera epidemia è soltanto l'infezione o interessa anche il comportamento? Lo scenario apocalittico forse è il vero virus dal quale bisogna guardarsi, perché resistere come esseri umani può significare morire come dei poveri zombie. Parliamo di un'infezione molto più invisibile, quella delle circostanze. Rick lo sa bene. Ha cominciato a saperlo dopo la morte di Shane e di sua moglie Lori. Se vuoi sopravvivere tra zombie che sbranano esseri umani, devi sbranare come loro. E non metaforicamente, visto che non sono certo i camminanti, quanto piuttosto gente come gli amici di Joe a nutrirsi come un'infezione sulle spalle delle 'brave' persone.

Il vero punto di svolta raggiunge l'apice nell'ultima puntata della quarta stagione. Non appena gli uomini di Joe minacciano ciò che resta della famiglia di Rick, firmano la loro condanna a morte. Rick è una brava persona, una brava persona trasformata dall'apocalisse in una macchina da guerra, un cacciatore di esseri umani. Non dimentichiamoci della velocità con la quale ha sparato in 'Grilletto facile' durante la seconda stagione. Clint Eastwood avrebbe certamente preso appunti. Questa significa che Rick sa trasformarsi, vuoi in Sundance Kid , vuoi in uno zombie. 

A fare le spese di questo nuovo Rick, cambiato nel volto e nell'animo, è chi si mette tra lui e la sopravvivenza sua e della famiglia. Non serve dunque essere uno zombie per azzannare il collo di Joe. 

E da questo momento in poi i soggetti e gli scenari interessanti aumentano. Abbiamo Carol alla prese con una bambina psicolabile e Tyreese che ascolta le confessioni sulla morte di Karen direttamente da Carol. Sono puntate importanti dove si saldano certi legami e se ne costruiscono di nuovi. Sono puntate che ci fanno respirare aria nuova dopo mesi di sedativi, quasi che ci stavamo trasformando noi stessi in "spettatori" viventi.

Poi, inserita alla perfezione e con un tempismo perfetto, arriva Terminus, luogo sinistro che suggella quanto detto prima. Gli uomini sono diventati qualcosa di più pericoloso degli zombie, tanto che i morti viventi sembrano ormai un routinario formalismo a fatti ben più inquietanti.



martedì 28 ottobre 2014

Basel Marktplatz




Sketching this wonderful market just placed on Marktplatz in Basel, Switzerland.

Without the market, this is how the square looks like.



Recensioni Telefilm

sabato 25 ottobre 2014

Bäckerei in Basel - Café Sutter



We had a cup of coffee and a little cheesecake piece inside this nice bakery in Basel, Switzerland.
Outside, the beautiful yellow tram.

If you are placed in a hotel room, the public transportation ticket will be free for the entire period of your journey.

venerdì 24 ottobre 2014

Primo caso di ebola a new york


Matt Banco

Oggi ho rischiato grosso. Non pensavo di arrivare a tanto e in tutta onestà non credo d'aver mai avuto un coraggio simile. Voglio dire, di cose avventate ne ho fatte nella mia vita, leggere un libro senza crema solare, andare alle poste la mattina in un giorno feriale. Ho persino preso la Salerno – Reggio Calabria in Agosto. Verso sud. Ma questa volta era diverso. Questa volta ero conscio del mio gesto, un gesto ardito. Ardore allo stato puro. Ho come subito una trans medianica impersonando l'eretico Giordano Bruno. Se non mi fossi fermato credo avrei potuto conquistare l'intera città di Roma. E mi sono sorpreso di quanto sia facile diventare dittatori oggi giorno.

In sostanza prima viene il bisogno, la necessità di soddisfarlo. Poi la constatazione che non è per niente soddisfatto anzi, è amplificato, è un prurito fastidioso. Poi viene la reazione, quel moto garibaldino che ci fa soffrire internamente tramutando il prurito in simpatiche pustole. Poi la bocca parla da sola e Giordano Bruno si prende ciò che gli spetta, la libertà.

"Bancomat." Lo dico quasi fosse il mio nome. Matt, Banco Matt.
Sono tre e ottanta, mi fa come per ribadire 'mi chiamo Margot, con la 'r' prima della 'g' non il contrario.
"Sì bancomat." Le ripeto.
Silenzio. La cassiera esamina con difficoltà le possibili risposte. E' contrariata e sceglie la via della finzione senile.
"Tre e ottanta grazie."
"Si ho sentito, ecco il bancomat." Banco Matt echeggia nella mia testa. Sento che già mi piace quel nome.
"Non ha spicci?"

E quante cose potremmo dire a chi ci chiede se non abbiamo spicci. Quanti tomi si potrebbero riempire sul passato di chi chiede qualcosa simile. Per non parlare di quello che dovrebbe questuarli. Ma in questi casi ho imparato che è meglio non cambiare strategia, perché e' quello che vuole il nemico.

"No." Secco, austero. Determinato. "Mi spiace." 
Persino falso.
Di nuovo silenzio. La fila si accumula, il sudore anche. I pensieri della cassiera si susseguono uno sull'altro. Lascerà bruciare la città di Roma dall'eretico Matt? Già la vede in fiamme, forse pensa ch'io sia l'incarnazione di Nerone. Riflette ancora prendendo con lentezza la carta dal piattino. Forse prova col piede a staccare la spina del pos, o forse vuole soltanto rilanciare di cento. Poi si gira a prendere il bancomat, visibilmente impolverato.

Roma è mia.




giovedì 23 ottobre 2014

Dante Alighieri in Florence


Just walking through Florence's streets, looking for a good place where having lunch, we saw this mime who was impersonating the Master Dante Alighieri, famous poet born in Florence in 1265.



martedì 21 ottobre 2014

Sosta da Trevi e Tritone (Galleria Sordi)

Aria condizionata, soffitti alti e decorati, comode sedie. A sinistra la Feltrinelli, di fronte Zara. Il bar Trevi e Tritone è il posto ideale se siete stanchi o se volete mangiare al volo qualcosa senza dover stare in piedi. Ci sono tramezzini, panini classici al prosciutto, con tacchino, con brie o salmone, ci sono insalate, piadine, baguette e mini panini. 

Noi abbiamo provato la Caesar's Salade e siamo rimasti piuttosto soddisfatti. Una con bacon e una senza. Forse un pò troppa salsa, ma se non amate mangiare sciapo non rimarrete di certo delusi.

I tavoli sono puliti, il servizio veloce, ma non mette fretta. Verrà messo il classico sottopiatto in cartone, ma non di bassa qualità. Le posate non sono di plastica, la bottiglietta dell'acqua invece sì.

Visti i prezzi, sarebbe stata gradita una bottiglia da un litro in vetro piuttosto che due da mezzo litro in plastica. La marca tuttavia è buona. I bicchieri invece sono di vetro, quasi perfetti se non fosse per l'opacità dovuta all'usura e al calcare. Insomma con 22 euro, servizio al tavolo compreso, abbiamo fatto la nostra sosta. Il pollo era fresco e il bacon sapeva di bacon. Ottima anche la qualità dei crostini nell'insalata.

Da menu potrete scegliere tra dolci alla frutta o piccole cheesecake, se non che diversi tipi di caffé, dal viennese al marocchino o se preferite, spremute, frullati, succhi di frutta o birra alla spina.

La cameriera è stata molto gentile. Lo scontrino vi verrà fatto subito, ma potete pagare con calma dopo. POS al tavolo.