venerdì 24 ottobre 2014

Primo caso di ebola a new york


Matt Banco

Oggi ho rischiato grosso. Non pensavo di arrivare a tanto e in tutta onestà non credo d'aver mai avuto un coraggio simile. Voglio dire, di cose avventate ne ho fatte nella mia vita, leggere un libro senza crema solare, andare alle poste la mattina in un giorno feriale. Ho persino preso la Salerno – Reggio Calabria in Agosto. Verso sud. Ma questa volta era diverso. Questa volta ero conscio del mio gesto, un gesto ardito. Ardore allo stato puro. Ho come subito una trans medianica impersonando l'eretico Giordano Bruno. Se non mi fossi fermato credo avrei potuto conquistare l'intera città di Roma. E mi sono sorpreso di quanto sia facile diventare dittatori oggi giorno.

In sostanza prima viene il bisogno, la necessità di soddisfarlo. Poi la constatazione che non è per niente soddisfatto anzi, è amplificato, è un prurito fastidioso. Poi viene la reazione, quel moto garibaldino che ci fa soffrire internamente tramutando il prurito in simpatiche pustole. Poi la bocca parla da sola e Giordano Bruno si prende ciò che gli spetta, la libertà.

"Bancomat." Lo dico quasi fosse il mio nome. Matt, Banco Matt.
Sono tre e ottanta, mi fa come per ribadire 'mi chiamo Margot, con la 'r' prima della 'g' non il contrario.
"Sì bancomat." Le ripeto.
Silenzio. La cassiera esamina con difficoltà le possibili risposte. E' contrariata e sceglie la via della finzione senile.
"Tre e ottanta grazie."
"Si ho sentito, ecco il bancomat." Banco Matt echeggia nella mia testa. Sento che già mi piace quel nome.
"Non ha spicci?"

E quante cose potremmo dire a chi ci chiede se non abbiamo spicci. Quanti tomi si potrebbero riempire sul passato di chi chiede qualcosa simile. Per non parlare di quello che dovrebbe questuarli. Ma in questi casi ho imparato che è meglio non cambiare strategia, perché e' quello che vuole il nemico.

"No." Secco, austero. Determinato. "Mi spiace." 
Persino falso.
Di nuovo silenzio. La fila si accumula, il sudore anche. I pensieri della cassiera si susseguono uno sull'altro. Lascerà bruciare la città di Roma dall'eretico Matt? Già la vede in fiamme, forse pensa ch'io sia l'incarnazione di Nerone. Riflette ancora prendendo con lentezza la carta dal piattino. Forse prova col piede a staccare la spina del pos, o forse vuole soltanto rilanciare di cento. Poi si gira a prendere il bancomat, visibilmente impolverato.

Roma è mia.




giovedì 23 ottobre 2014

Dante Alighieri in Florence


Just walking through Florence's streets, looking for a good place where having lunch, we saw this mime who was impersonating the Master Dante Alighieri, famous poet born in Florence in 1265.



martedì 21 ottobre 2014

Sosta da Trevi e Tritone (Galleria Sordi)

Aria condizionata, soffitti alti e decorati, comode sedie. A sinistra la Feltrinelli, di fronte Zara. Il bar Trevi e Tritone è il posto ideale se siete stanchi o se volete mangiare al volo qualcosa senza dover stare in piedi. Ci sono tramezzini, panini classici al prosciutto, con tacchino, con brie o salmone, ci sono insalate, piadine, baguette e mini panini. 

Noi abbiamo provato la Caesar's Salade e siamo rimasti piuttosto soddisfatti. Una con bacon e una senza. Forse un pò troppa salsa, ma se non amate mangiare sciapo non rimarrete di certo delusi.

I tavoli sono puliti, il servizio veloce, ma non mette fretta. Verrà messo il classico sottopiatto in cartone, ma non di bassa qualità. Le posate non sono di plastica, la bottiglietta dell'acqua invece sì.

Visti i prezzi, sarebbe stata gradita una bottiglia da un litro in vetro piuttosto che due da mezzo litro in plastica. La marca tuttavia è buona. I bicchieri invece sono di vetro, quasi perfetti se non fosse per l'opacità dovuta all'usura e al calcare. Insomma con 22 euro, servizio al tavolo compreso, abbiamo fatto la nostra sosta. Il pollo era fresco e il bacon sapeva di bacon. Ottima anche la qualità dei crostini nell'insalata.

Da menu potrete scegliere tra dolci alla frutta o piccole cheesecake, se non che diversi tipi di caffé, dal viennese al marocchino o se preferite, spremute, frullati, succhi di frutta o birra alla spina.

La cameriera è stata molto gentile. Lo scontrino vi verrà fatto subito, ma potete pagare con calma dopo. POS al tavolo.



Deva Kayne in Rome

a pranzo nella Galleria Sordi con la famosissima Deva Kayne in visita a Roma, non mi ha voluto fare l'autografo perché dice che quello è per gli sconosciuti

"tu invece..." 

( woooo! :D )



domenica 19 ottobre 2014

I bassifondi del Barocco a Villa Medici (consigliata)

Come già per altre mostre a Roma, si ripete l'annosa questione del biglietto. E' certamente concepibile che si faccia la fila, non è concepibile però che non si faccia nulla per smaltirla quando questo è possibile.

Anche qui, come per l'Ara Pacis, siamo sui due minuti a coppia per un totale di trenta visitatori avanti a noi. Notiamo un solo addetto alla cassa per le operazioni 'spicciole' e uno accanto che ha il solo compito di dare la stessa identica informazione a ogni visitatore che si affaccia al banco. Non si capisce veramente perché certe informazioni non possano esser scritte lungo il percorso della fila.

POS mancante. Ergo, se non avete contanti non visiterete la mostra.


Nessuna indicazione in merito ovviamente. Il rischio sarà dunque quello di farvi mezz'ora di fila per sentirvi dire che l'avete fatta inutilmente. Disorganizzazione allo stato puro.

Al costo del biglietto potrete visitare anche i giardini di Villa Medici, un'ora e mezza di percorso con la guida, per un massimo di 25 persone a gruppo. Le guide sono più d'una. I giardini meritano, anche per l'ampia vista che si ha sulla città.


L'ingresso della mostra del Barocco non è dei più belli. A introdurci nella prima sala saranno delle fettucce da macelleria in pieno contrasto con le tende in velluto antistanti. Vogliamo pensare che fosse una sottile metafora per sottolineare il passaggio dai piani alti ai bassifondi della mostra.



La luce delle sale è davvero buona, quasi perfetta, ad eccezione di quella per i quadri più grandi. I pannelli bianchissimi messi ad hoc per i dipinti sono molto eleganti e in linea con l'illuminazione. Peccato che non sia stata fatta una didascalia di massima per ciascun quadro, in fondo non sono molti. Ci si deve accontentare di fare avanti e indietro con un unico pannello per sala. Ma se avete una buona memoria vi ricorderete tutto, piantina delle sale compresa.

Gli allarmi di movimento sono tarati male, ogni quindici secondi ce n'è uno che suona. Anche la guida sembra non accorgersene mentre parla, facendolo suonare in continuazione. Va bene proteggere i quadri, ma non va bene farlo a scapito di un mal di testa.

I primi quadri sono davvero belli, la mostra promette bene ed è subito forte l'ingresso nel '600.  

Si parte con Pierre Prebiette e Bartolomeo Manfredi passando per alcuni allievi della sua scuola. Il maestro Manfredi non ha mai firmato i suoi quadri e tanta era la sua bravura che ha portato a confonderli persino con degli originali di Caravaggio. L'elemento dominante è Bacco il cui quadro oggettivamente più bello è 'Bacco e un bevitore', proveniente da Palazzo Barberini.

Nella stessa sala il nudo di Giovanni Lanfranco.


Godibili sono i 'Giocatori' di Leonaert Bramer e il 'Banchetto di Baldassarre', così come 'i bari' del Paolino. Pietro Paolini, pittore toscano, fondò nella sua Lucca la propria scuola dopo aver studiato sia a Venezia che a Roma. Altri suoi quadri sono custoditi a Palazzo Orsetti e Villa Guinigi.



Degni di nota sono 'Il mendicante' dello spagnolo Jusepe de Ribera, quadro proveniente dalla Galleria Borghese e 'La suonatrice di chitarra', del francese Simon Vouet.

           
                             
Se il Barocco incontra la pittura fiamminga, non può che nascere il bravissimo Michael Sweerts. Tra i suoi quadri scelti per l'esposizione, 'Il pellegrino in sosta' e 'L'anziana che fila', direttamente dalla Pinacoteca Capitolina.

Un paio di quadri che ci riportano poi nella Roma del '600 sono 'Il Carnevale' di Jan Miel (Palazzo Barberini), sullo sfondo di Piazza Colonna e la scena di prostituzione sotto al Pincio di Claude Gellée (National Gallery). In questo dipinto la luminosa chiesa della Trinità dei Monti fa da contrasto alla parte bassa del quadro, dove la selva di quella che adesso è Piazza del Popolo, sembra far calare il buio sulla ragione dell'uomo gettandolo nella perdizione.



In fondo la Roma del tempo, non era poi così lontana dalla Roma di oggi, quando orinare sulle rovine della città era normale tanto quanto adesso; si veda il quadro di Cornelis van Poelenburgh, 'Giovane che orina' (Palazzo Chigi).

La volgarità di allora sarebbe stata attuale anche con il 'gesto della fica', gesto che era usato all'epoca come insulto.

Altri due quadri che ci lasciano entrare nell'atmosfera dell'epoca sono 'Festa e rissa nei pressi dell’Ambasciata di Spagna a Roma' di Jean Both e 'Bentvueghels in un'osteria romana' di Roeland van Laer, quadro proveniente da Palazzo Braschi (Museo di Roma).

Di Bartolomeo Cavarozzi, altro bravissimo caravaggista, è esposto il famoso 'lamento di Aminta' (Dolor, che sì mi crucii, ché non m'uccidi omai? tu sei pur lento!)



Infine ricordiamo Nicolas Régnier con i suoi 'Giocatori di dadi e un'indovina', e soprattuto 'Lo Scherzo', dal Museo Nazionale di Stoccolma.

Qui lo spettatore sembra diventare finalmente parte della scena.


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