“Signor Presidente, un tale di nome Musk ha detto qualcosa su di noi.”
“Su di noi? E che cosa avrebbe detto, ma soprattutto chi è?”
“Beh noi italiani, sulla magistratura in particolare. Vuole rimuovere tutti.”
Il Presidente balza in piedi sulla sedia. “Come sarebbe a dire che vuole rimuovere tutti? E mica può farlo questo qua.”
“Signor Presidente, è amico di quella là.”
Il Presidente si gira, poi torna su Amilcare. “Quellallà?”
Amilcare annuisce, in silenzio e abbassa la testa.
“Amilcare, dammi il telefono che lo chiamo subito.”
“No signore, se vogliamo parlare con lui, dobbiamo prima twittare.”
“Cosa dobbiamo fare?”
“Dobbiamo twittare su X…. cioé ICSARE su Twitter, insomma dobbiamo redarguirlo direttamente sul suo social.”
“Si….” Al Presidente si illuminarono gli occhi. Poi camminò lento verso la finestra.
“Però forse, una raccom…”
“No signore, le raccomandate sono passate di moda da dieci anni ormai.”
“Passate di moda…?” Il Presidente guardava il pavimento pensieroso quanto allibito.
“Si.”
“Mio Dio ma quanto tempo è che sono Presidente? Cosa mi avete fatto? Perché mi costringete qua dentro contro la mia volontà?”
“Si calmi signor Presidente, e mi ascolti. E’ colpa di Trump se si trova in questo orribile stato d’animo. Probabilmente ha voglia di gridare o di contare lei stesso tutte le schede elettorali dal Wisconsin all’Oklahoma, dal Texas fino alla Florida. Ma non deve mollare!” Amilcare teneva ben salde le spalle del Presidente tra la sue mani. “No…. e anche se avrà voglia di tagliarsi i capelli a zero o di gridare Biden è il mio presidente, NON-CEDA-PER-ALCUN-MOTIVO.”
“Va bene Amilcare, mi hai convinto. Ora lasciami però.”
Amilcare mollò la presa. Il Presidente si mise a sedere e ordinò. “Carta e penna Amilcare… è ora di twittare!”