Il deputato Piero Fassino esorta i colleghi a non chiamare il loro stipendio da 4.718 euro uno “stipendio d’oro”.
"Gli stipendi d’oro sono altri." Dice Fassino. "Con lo stipendio d’oro non hai problemi a scegliere il ristorante dove portare tua moglie e tua moglie non avrà problemi a scegliere come vestirsi. Eppure la gente paragona il nostro stipendio a quello di un privilegiato, manco fossimo dei raccomandati."
Fassino si guarda attorno in aula. Seguono alcuni secondi di silenzio.
"Se volevo fare la persona benestante mica entravo in politica! Mi ci hanno costretto, anzi il senso civico me l’ha imposto, quello stesso senso civico che mi fa fare la spesa nel supermercato più economico o che mi fa fare un check-up nella ASL più vicina. Dal nostro stipendio lordo viene tolto più del 50% a dimostrazione che diamo più di quello che riceviamo. Siamo dei benefattori e ci vengono a parlare di stipendi d’oro…"
Fassino guarda i colleghi, poi fissa di nuovo il suo cedolino.
"Io non mi compro un paio di scarpe da sei mesi, non vado al Billionaire e non gioco a padel. Non so nemmeno cosa sia questo padel se non quello che usa mia moglie per farmi due uova al tegamino nei giorni di festa. Io non ho Netflix e l’ultimo film che ho visto è stato “Il caso Mattei” di Francesco Rosi. Non ho la macchina ma solo un auto blu, non ho il monopattino ma solo il monopettine e mia moglie cucina scondito.
Allora, se sentite dire che i nostri stipendi sono stipendi d'oro, vi esorto di rispondere che non è vero, è una menzogna: sono certamente una buona indennità, ma non sono degli stipendi d'oro."
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