“Sono da poco salito sul treno per Foggia, accanto a me siede Alain Elkann, il Grande. Ha una bellissima cartella di cuoio marrone, come quella di mio nonno. Ha tirato fuori il Financial Times del weekend (quello che leggo di solito) e il New York Times e incredibile, Recherche du temps perdu di Proust, il romanzetto di 3.724 pagine che lessi l’estate scorsa sul medesimo treno per andare a trovare la mia amata nonna.
Alain non parla, ma segna i suoi pensieri con una bellissima stilografica su un diario in pelle come il mio, siglato AE. I miei compagni di viaggio invece sono dei facinorosi, fanno molto baccano, quasi me ne vergogno. Cerco di prendere le distanze da loro indossando le cuffie del mio iPhone per ascoltare l’ultima lezione di Richard Feynman: quantum mechanics. Chissà cosa ne pensa Alain del noto premio Nobel per la fisica.
Prima di chiudere gli occhi, allungo lo sguardo sul quadernetto di Alain e leggo:
Il mio calvario è cominciato a Roma. Non so cosa mi balenasse in testa il giorno che decisi di acquistare questo biglietto. E non so se arriverò mai vivo nella stazione di Foggia, in caso contrario do istruzioni al mio avvocato, tramite queste poche righe, di procedere col testamento che abbiamo siglato insieme.
ore 11.05 - Devo andare in bagno ma temo di chiedere al mio vicino di farmi passare. Potrebbe farmi una battuta, fare finta di dormire o peggio, farmi sentire l’orribile musica che ascolta. Farò pipì nella stazione di Foggia. No, che dico… farò pipì in albergo.
ore 11.21 - Inconcepibile! Sto leggendo Proust ma non riesco a concentrarmi.
ore 11.24 - Santo cielo che bifolchi. Basta, scenderò alla prossima stazione
ore 11.27 - Ho appena chiesto al capo treno dove potessi scendere e mi ha risposto a Caserta. Caserta? Devo aver sbagliato treno, non c’è altra spiegazione.
ore 11.34 - Dannazione! Questi posti in prima classe sono più stretti di quelli della mia prima Rolls Royce. Non riesco a sfogliare nemmeno la terza pagina del NYT. Passo all’inserto di Repubblica.
ore 11.45 - Che maleducati! Che discorsi insulsi! Basta, farò un articolo su Repubblica svergognandoli pubblicamente e raccontando che sono ancora un letterato di prima classe! Anzi, meglio non menzionare la prima classe.
Possa Dio aver pietà di loro.
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