Dopo Città del Messico passiamo a Roma con la famosa corsa sul Tevere...
...tuttavia qui ci aspettavamo qualcosa di meglio di una macchina da 3 milioni di dollari buttata nel fiume. Carino l'atterraggio di Bond nei pressi di Piazza Trilussa.
Un flirt con la diva nostrana che non convince, qualche ruga di troppo e soprattutto una capacità recitativa che non giustifica la fama della Bellucci:
"Non sembri addolorata della morte di tuo marito...." Fa Bond e a ben guardare, non è certo per la sceneggiatura gli suggeriamo noi.
Si cambia set, ci troviamo in Austria. Se il cattivo della saga una volta aveva la dentiera di ferro adesso sono le sue unghie ad essere di ferro. Bond continua ad essere depresso, gli amori molto freddi e sinceramente non capiamo il confine tra la routine del lavoro da agente segreto e quella dell'interpretare sempre lo stesso ruolo. Ed è Léa Seydoux sul treno di Tangeri a farcelo capire:
"Cosa succederebbe se smettessi di fare questo lavoro?"
Il riferimento al ruolo di Bond è per Daniel fin troppo scontato.
"Mi fermerei." Risponde 007.
"No, c'è sempre un'altra possibilità."
Speriamo sia profetico per la sua carriera.
E ci spostiamo a Londra, poi nel deserto, poi di nuovo a Londra. Questo film ricorda molto Goldfinger, ma a parte la "novità" della scena iniziale dell'elicottero e del lungo piano sequenza, ci sono troppi elementi che non faranno assurgere a titolo di memorabile quest'ennesima pellicola di Bond.
In fondo crediamo sia giunto il momento anche per 007 di rinnovarsi e questo film è stata l'ennesima occasione persa per farlo.
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