Ma non è finita, aggiungete una vocina acuta e un paio di tic nervosi ed avrete il quadro perfetto di chi mi ha servito oggi in banca.
"Che deve fare?"
"Sì buongiorno, la mia carta è scaduta."
"Mi facci vedere." Giuro, come Filippo il giornalista. Alché lui la guarda, poi guarda me in silenzio. Temevo di farlo lavorare, e infatti era lì lì per dirmi "Lei è un pazzo, un facinoroso. Noi queste cose non le facciamo, potrebbe beccarci la finanza. Deve rivolgersi direttamente alla casa madre, dove progettano i microchip di queste carte." Quando invece "..ok vediamo che cosa si può fare, in effetti non so se oggi gli applicativi....forse..." Occhi al soffitto, sembrava andare a memoria, anzi sentivo proprio i neuroni svuotarsi il pappagallo e infilarsi tuta e scarpe da ginnastica per pedalare. "Forse Gesta, se poi entro in NOROS e inserisco i dati dal gestionale...allora..." Ma squilla il telefono. Un amico. O un collega. O un cliente. Difficile stabilirlo. Stava per chiudere quando gli fa: "Ah ma sentimpò...ma che per caso sai come si cambiano queste nuove carte?" Segue battuta volgare sul proprio datore di lavoro e incitamento alla rivoluzione sindacale. Considerate pure che la mia banca, come quasi tutte ormai, non ha più i classici sportelli user friendly alti due metri, ma delle scrivanie sparse qua e là. Questo solo per dire che per tutto il tempo che è stato al telefono, io e altri due clienti ci siamo dovuti sorbire il suo delicato quanto elegante smucinamento di palle. Ma non c'è da stupirsi, è il modo che usa il romano medio per concentrarsi. In senso orario riflette sul da farsi, in senso antiorario avvolge la bobina e dunque cerca di ricordarsi le cose.
"Ho capito, vabbeh, seh, seh....seh, su NOROS, occhei ciao. Allora, mi dii documento e numero di conto. Signori dopo il signore questo sportello chiude."
Troppa fatica per oggi.
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